"I giardini d'Italia" (1904) di Luigi Paolucci: edizione, studio e commento. Parte I: "Quel supremo ornamento"

L’anconetano Luigi Paolucci (1849–1935) incarna un modello di studioso e naturalista reso possibile dalla stagione intellettuale che caratterizzò l’Italia del secondo Ottocento. Raccogliere e catalogare in un museo a carattere regionale la natura e i suoi "reperti", collocati questi second...

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1. Verfasser: Di Gioia, Luca (VerfasserIn)
Format: Elektronisch Artikel
Sprache:Italian
Veröffentlicht: 2023
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Zusammenfassung:L’anconetano Luigi Paolucci (1849–1935) incarna un modello di studioso e naturalista reso possibile dalla stagione intellettuale che caratterizzò l’Italia del secondo Ottocento. Raccogliere e catalogare in un museo a carattere regionale la natura e i suoi "reperti", collocati questi secondo il loro esatto stadio tassonomico, rappresentò per il Paolucci la volontà di dare concreta sostanza ad un Paese che, sconosciuto anzitutto a sé stesso, doveva cominciare a rappresentarsi come Uno. I giardini d’Italia, opera datata al 1904 ma mai sinora pubblicata, è un lungo excursus che, prendendo eloquentemente le mosse dai giardini romani, s’allunga sino a raggiungere le soglie del XX secolo, dove il "sogno del microcosmo" (per usare una formula di Pierre Grimal), nelle mani dei giardinieri, è divenuto il delirio del macrocosmo, in cui si sono perdute le origini e dove il naturale si confonde con l’ibrido: è esattamente da questo disordine, da questa "confusione", che il Paolucci muove. Ricollocare nelle loro famiglie naturali le piante da giardino e da parco che ornano il suolo italico equivale per il naturalista non solo ad un dovere morale, come fu per Linneo (suo dichiarato modello, al pari di Darwin), ma ad una nuova pretesa di possesso sul mondo.
Luigi Paolucci from Ancona (1849–1935) embodies an ideal model of the scholar and naturalist made possible by the intellectual atmosphere in late 19th–century Italy. Gathering and cataloging nature and its "specimens" in a regional museum, placing them according to their precise taxonomic method, inspired Paolucci to give tangible substance to a country that, unknown primarily to itself, had to begin to see itself as one. "The Gardens of Italy", a work dated 1904 but never published until now, is a lengthy exploration that eloquently starts from Roman gardens, extending to reach the threshold of the 20th century, where the "dream of the microcosm" (to use a phrase by Pierre Grimal), in the hands of gardeners, has become the delirium of the macrocosm, where origins have been lost and where the natural blends with the hybrid: it is precisely from this disorder, from this "confusion", that Paolucci sets out. Reassigning garden and park plants that adorn the Italian soil to their natural families is, for the naturalist, not only a moral duty, as it was for Linnaeus (his role model, along with Darwin), but also a new claim of ownership over the world.
Beschreibung:Illustrationen

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