Comparare l'incomparabile?: Le prospettive "proto-ecologiche" sulla materia negli ultimi libri della Naturalis historia di Plinio il Vecchio

Come avviene per la chimica contemporanea, anche gli ultimi cinque libri della Naturalis historia di Plinio il Vecchio illustrano le proprietà e il comportamento della materia, i cui elementi costitutivi non sono però atomi, molecole e ioni, bensì – secondo una vulgata ormai divenuta egemone nel mon...

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1. Verfasser: Li Causi, Pietro 1973- (VerfasserIn)
Format: Elektronisch Artikel
Sprache:Italian
Veröffentlicht: 2023
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Zusammenfassung:Come avviene per la chimica contemporanea, anche gli ultimi cinque libri della Naturalis historia di Plinio il Vecchio illustrano le proprietà e il comportamento della materia, i cui elementi costitutivi non sono però atomi, molecole e ioni, bensì – secondo una vulgata ormai divenuta egemone nel mondo antico – acqua, aria, fuoco, terra. La ‘chimica’, in particolare, è, nella Naturalis historia, una ‘scienza della Terra’, dei suoi frutti e – fuor di metafora – dei suoi stessi ‘visceri’, in un modello organicistico che vede nella Natura una divinità immanente e provvidenziale, che ora si concede spontaneamente alle applicazioni e agli usi degli umani, ora invece viene da essi violata. In quest’ottica, secondo la quale la Natura è concepita come una sorta di ‘madre-materia cosmica’, ogni pratica umana deve tenere conto della limitatezza delle risorse e delle conseguenze ‘morali’ dello sfruttamento delle stesse.
As with contemporary chemistry, even the last five books of Pliny the Elder’s Naturalis historia illustrate the properties and behaviour of matter. However, in Pliny’s perspective, the constituent elements of matter are not atoms, molecules and ions but water, air, fire, and earth. In other respects, Pliny’s ‘chemistry’ is also a ‘science of the Earth’, of its fruits and – out of metaphor – its own ‘entrails’, in an organicistic model that sees Nature as an immanent and providential deity, who grants herself spontaneously to the applications and uses of humans but can also be violated by them. In this connection, Nature is conceived as a sort of ‘cosmic mother’, and every human practice must take into account the limited resources and the ‘moral’ consequences of any exploitation of her fruits.

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