Sosed o sosedu: prispevki k zgodovini slovensko-italijanskega sožitja
Gespeichert in:
1. Verfasser: | |
---|---|
Format: | Buch |
Sprache: | Slovenian |
Veröffentlicht: |
Trst
ZTTEST
2012
|
Schriftenreihe: | Knjižna zbirka esejev Smeri
|
Schlagworte: | |
Online-Zugang: | Inhaltsverzeichnis Abstract |
Beschreibung: | Zsfassung in ital. Sprache u.d.T.: I vicini si raccontano |
Beschreibung: | 277 S. |
ISBN: | 9788871741529 |
Internformat
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Kazalo
5
Milica Kacin
Wohinz:
Predgovor
9 1.
Pregled slovensko-italijanskih odnosov skozi
19.
stoletje
in vse
do konca prve svetovne vojne
43 2.
Valentin
Żarnik
in
¡talijanski preporod/risorgimento
55 3.
Venezia Giulia.
73 4.
О
toponomastiki slovansko-romanskega jezikovnega
•
v
·
v v
sticisca
86 5.
О
sprejemanju Gregorčičeve ode Soči pri
Italíjanih
97 6.
Vladimir
Levée
in Pier Silverio
Leicht
uo
7.
Odnosi med mladimi italijanskimi
in slovenskimi
intelektualci
v
Gorici
v letih
pred prvo svetovno vojno
121 8. Umberto Antonio
Bonnes
13t 9. Pesnik Biagio Marin in
Slovenci
49 10.
Publicist
Eugenio
Vaina de' Pava, padel na
Batognici
v
pogorju Krna leta
1915
160 11.0
Kobileku
Ardenga Sofficija
in o
drugih vojnih
dnevnikih
ter
spominih italijanskih avtorjev
186 12.
Carzano
1917.
Pogovori med Ljudevitom Pivkom
in
Cesarjem Pettorellijem
Lalatto o
politiki
203 13.
Virgilio
Verdaro
in
Henrik
Turna.
Gradivo za zgodovino
socialističnega gibanja pri Slovencih
214 14.
Prispevek
к
poznavanju stikov med slovenskimi
in
italijanskimi zgodovinarji (zgodovinopisjem)
251
Povzetki v
italijanščini
(Riassunti in italiano)
265
Osebno kazalo
Riassunti in italiano
I
VICINI SI RACCONTANO
Testimonianze sulla storia
della convivenza italo-slovcna
1.
I
rapporti italo-sloveni nel
XIX
secolo fino al termine
della Prima guerra mondiale
I
rapporti italo-sloveni nel periodo trattato in questo capitolo pos¬
sono essere conosciuti
с
compresi soltanto sulla base di un discorso
molto complesso. Presentano due aspetti distinti, che però sono an¬
che intrecciati tra loro: da un Iato
і
rapporti tra gli italiani ed il po¬
polo sloveno considerato nella sua totalità, dall'altro
і
rapporti che si
erano formati durante la più che millenaria convivenza tra gli italia¬
ni e gli slavi (sloveni e croati) sulle coste nord-orientali dell'Adriatico
e nella zona sud occidentale della Valle
delľlsonzo.
La base di que¬
sti rapporti cambiò nel corso del
XIX
secolo quando tra gli italiani
e, un po' più tardi anche tra gli sloveni, recero la loro comparsa
quei programmi che prevedevano, tra
ľaltro,
la divisione e delimi¬
tazione dei rispettivi territori nazionali sia per gli sloveni, all'interno
dell'Impero absburgico, sia per gli italiani, nel quadro dei loro pro¬
getti risorgimentali. Ed era proprio su questa situazione, originata
da una diversa interpretazione del rapporto che legava la città al suo
entroterra, che si fondava la vita sociale nel Litorale austriaco, dove
gli sloveni e gli italiani vivevano a stretto contatto. Questa situazione
condusse inevitabilmente ad un deterioramento dei rapporti italo-
sloveni, che raggiunse il suo
culmine
negli anni precedenti alla Pri¬
ma guerra mondiale. L'inasprirsi dei rapporti non ostacolò tuttavia
la familiarìzzazione degli sloveni con la cultura italiana e viceversa,
anche se occorre dire che l'interesse del mondo culturale italiano per
gli avvenimenti sloveni era senza dubbio minore. Questo testo non
cerca
di ricondurre
і
rapporti italo-sloveni nel quadro delle relazioni
tra lo stato austroungarico e quello italiano ma s'incentra soprattut¬
to sulla situazione esistente a Trieste e nel Goriziano, cercando di
evidenziare non soltanto le situazioni di conflitto ma anche alcuni
tentativi di riawicinamento. La fine della Prima guerra mondiale e
il periodo successivo introdussero senza dubbio degli elementi nuovi
nei rapporti italo-sloveni.
2.
Valentin
Żarnik
e il Risorgimento italiano
Dalla fine degli anni Sessanta dell'Ottocento nel movimento po¬
litico sloveno si
verificó
una scissione politica tra
і
liberali giovani
sloveni e
і
conservatori anziani sloveni. Le differenze tra
ľorienta-
mento liberale e quello conservatore nei confronti degli avvenimenti
in patria e all'estero si riflettevano anche nel rapporto con il Risorgi¬
mento italiano. Sebbene entrambi
і
gruppi fossero preoccupati che
ľuniŕicazíone
dell'Italia potesse minacciare la premessa principale
del programma politico sloveno, ossia l'unificazione amministrativa
di tutte le province slovene, tra il punto di vista degli anziani sloveni
e quello dei giovani sloveni erano visibili certe differenze. Gli anziani
sloveni erano
contrari
al modo rivoluzionario, che essi concepivano
come ateo, ossia al modo violento in cui si andava compiendo
ľu-
nifìcazione dell'Italia, che non aveva risparmiato nemmeno lo stato
pontifìcio, ossia lo stesso pontefice.
I
giovani sloveni invece guarda¬
vano al processo di unificazione dell'Italia come ad un modello che
anche gli sloveni avrebbero potuto applicare per realizzare
і
propri
fini politici.
Valentín
Żarnik
(1837-1888),
politico di orientamento
giovane sloveno, fu il primo sloveno a presentare in modo più par-
ticolareggiato sulla stampa slovena il Risorgimento italiano,
і
suoi
capi e
І
suoi fini.
Żarnik
era favorevole in particolare ai principi de¬
mocratici che accompagnavano il processo di unificazione italiana.
Il fenomeno dell'Irredentismo cambiava
і
punti di vista, dato che
spesso veniva indentificato con il Rinascimento e la parola mazzi¬
niano significava irredentista.
252
3.
Venezia Giulia
In questo testo informativo l'autore spiega la nascita e l'affermazione
del termine Venezia Giulia per definire
i territori
lungo le coste nord¬
orientali dell'Adriatico. Nel
1863
il glottologo goriziano Graziadio
Isaia Ascoli aveva pubblicato nel giornale milanese Alleanza una
proposta: "Venezia Giulia sarà la provincia che tra la Venezia propria
e le Alpi ed il mare rinserra Gorizia, Trieste e
ľlstria".
La proposta
dell'Ascoli, che trovava consensi soprattutto entro
і
confini dello
Stato italiano, coincideva con le discussioni sull'ordinamento regio¬
nale del medesimo ma anche con la regionalizzazione del territorio
italiano. La terminologia dell'Ascoli contribuiva senza dubbio all'i¬
dea dell'unificazione italiana e contrastava la terminologia ufficiale
austriaca di Litorale Illirico-Austriaco. Le autorità austriache non
tolleravano il nome Venezia Giulia. Non lo tolleravano neppure gli
sloveni, perché non teneva conto della realtà etnica. Il termine Vene¬
zia Giulia divenne ufficiale dopo la fine della Prima guerra mondiale
e la Venezia Giulia divenne una delle
provincie
e regioni italiane.
Gli sloveni usarono all'inizio il termine Julijska
Benečija
(Venezia
Giulia), poi divenne d'uso il termine Julijska
krajina
(Provincia Giu¬
lia). Il termine ha validità ufficiale ancora oggi in quanto il territo¬
rio è parte integrante della regione a statuto speciale Friuli-Venezia
Giulia. Il nome è presente in questa forma anche nel testo della
Costituzione italiana del
1948.
Gli sloveni chiamavano questo terri¬
torio sulle sponde dell'Adriatico con
і
termini
Primorje,
Primorsk
durante e dopo la Seconda guerra mondiale, mentre
Slovensko
Pi
morje si riferiva
alľlstria
(Litorale sloveno e
Istria).
A differenza
d
termine Venezia Giulia oggi le denominazioni slovene non hanr
validità ufficiale.
4.
La toponomastica nelle zone limitrofe romano-slave
Come contributo alla raccolta di saggi dedicata alla memoria dell'il¬
lustre professore ed accademico Sergij Vilfan, l'autore ha scelto una
trattazione della toponomastica come uno dei punti di partenza nelle
253
contese
nazionali e politiche prima del
1918
sul territorio dell'unità
amministrativa del Litorale Austriaco, da parte italiana denominato
prevalentemente Venezia Giulia. Il problema è molto vasto, pieno
di discussioni ed errori, soprattutto nel campo filologico, ed è con¬
dizionato dall'intento di assicurare agli italiani
і
confini del territo¬
rio in base alla loro influenza economica e politica. D'altra parte il
problema è legato al risveglio nazionale di sloveni e croati. Il triesti¬
no Pietro
Kandier,
che tra
і
primi menzionò il ruolo dell'elemento
etnico nella toponomastica, aveva molto seguito ma era costretto
ad ascoltare anche le voci contrarie. Ambedue le parti nel conflitto
si accusavano di storpiature (espressione Kandleriana). In prepara¬
zione alla futura annessione della Venezia Giulia allo stato italiano
furono pubblicati alcuni elenchi toponomastici e carte geografìche.
Nella Venezia Giulia la toponomastica italiana entrò in vigore con
una legge dell'aprile
1923.
Dall'articolo è interamente escluso l'a¬
spetto linguistico che dovrebbe essere nuovamente studiato e basato
su ricerche sullo sviluppo storico dei toponimi dei territori trattati.
Un'opera di questo genere ancora non esiste.
5.
Le reazioni italiane allOde
alľlsonzo
di
Simon
Gregorčič
L'Ode
alľlsonzo
è una delle più note poesie di
Simon
Gregorčič
(1844—1906).
La dedicò al fiume
Isonzó,
nelle cui vicinanze era
nato e che per tutta la vita fu un'spirazìone per la sua creatività. Il
primo abbozzo della poesia risale già al periodo in cui era studente.
La poesia venne pubblicata nel
1879,
quando
Gregorčič
era sacer¬
dote a Rihemberk (oggi
Braník).
Gregorčič
aveva finito la redazione
della poesia nel
1878,
in un periodo in cui la popolazione del Lito¬
rale austriaco era turbata dalla possibilità che l'Italia potesse ottenere
і
territori lungo il confine orientale, abitati anche dagli sloveni, in
cambio delle acquisizioni austro-ungariche nella Penisola dei Balca¬
ni. In una parte della poesia
Gregorčič
aveva attribuito al fiume una
funzione difensiva. Il fiume avrebbe dovuto opporsi alla tempesta
che sarebbe venuta da sud e avrebbe portato una devastazione gene¬
rale. Nelle acque del fiume sarebbe dovuto annegare lo straniero che
bramava
di appropriarsi della terra slovena. Nel clima rovente delle
lotte nazionali nel Litorale gli italiani erroneamente interpretarono
le sue parole come se nelle acque del fiume fossero dovuti annegare
tutti gli italiani. Questa interpretazione errata dei versi di
Gregorčič
venne di nuovo rievocata da una parte del pubblico italiano in occa¬
sione della morte di
Gregorčič
avvenuta nel
1906.
La poesia è stata
tradotta in lingua italiana varie volte. Alcune traduzioni non sono
complete, dato che
і
traduttori decisero di non tradurre
і
versi rela¬
tivi alla tempesta che sarebbe venuta da sud.
6.
Vladimir
Levée
e Pier Silverio
Leicht
Vladimir
Levée
(1877—1904)
incominciò ad appassionarsi alla sto¬
ria già da giovane. Si dedicò in particolare alla storia giuridica ed
agraria del Medioevo, basandosi soprattutto su materiale d'archivio.
li suo percorso di ricercatore lo portò in Friuli, dove per tre anni
consecutivi
(1900—1902)
svolse le sue ricerche in archivi pubblici
e privati. Mise a conoscenza di queste ricerche
Fran
Levée,
storico
letterario ed editore della rivista
Ljubljanski zvon.
Durante la sua
permanenza in Italia conobbe Pier Silverio
Leicht,
di tre anni più
anziano.
I
due ricercatori furono uniti dal comune interesse per la
storia del parlamento friulano. Nell'estate del
1903
Levée
divenne
professore di diritto tedesco all'Università di
Freiburg in
Svizzera.
Ben presto però si ammalò e nell'ottobre del
1904
morì a soli ven-
totto anni. Nel gennaio del
1905
Pier Silverio
Leicht
ricordò
Levée,
"il mio commilitone caduto", in un discorso tenuto ad un'assemblea
dell'Accademia di Udine.
7.
1
rapporti tra gli intellettuali sloveni e italiani nella Gorizia
del periodo precedente la Prima guerra mondiale
Questo intervento si concentra sui rapporti tra gii studenti delle
scuole di Gorizia, in particolare dello
Staatsgymnasium,
nelle qua¬
li si formarono e operarono personalità che contribuirono a creare
255
l'immagine di Gorizia dalla metà del
XIX
secolo in poi. Il perio¬
do precedente la prima guerra mondiale fu un periodo di grande
inquietudine, contrassegnato dalla speranza, dal desiderio e dall'e¬
sigenza di cambiamenti specie fra gli italiani e gli sloveni sudditi
della
monarchia
austriaca. Non vi è dubbio che la situazione della
vita pubblica della Contea di Gorizia, tramite le attività della Dieta
provinciale, del Consiglio comunale di Gorizia, della stampa, del¬
le associazioni e le campagne del periodo preelettorale ed anche in
piazza, aveva
і
suoi riflessi anche nelle scuole, soprattutto in quelle
di Gorizia. A proposito del rapporto fra studenti italiani e sloveni
il poeta Biagio
Marin
annotava: "Ci rispettavamo. In classe, nella
scuola tedesca, sedevamo negli stessi banchi, uno accanto all'altro.
E umano era solitamente il nostro parlare. Ma fuori di là, eravamo
solo awersari, e ognuno di noi sapeva che in un prossimo domani
ci saremmo trovati di fronte, e nella sua coscienza era irriducibile".
Dall'altra parte ricorda il poeta sloveno
Alojz Gradnik:
"Posso dire
che tra gli studenti si accese senz'altro una tale passione nazionale
che venne acuendosi al punto da trasformarsi in livore e disprezzo
per tutto quello che era italiano." Sloveni e italiani stavano ognuno
per conto loro, non soltanto
і
giovani, ma anche le generazioni più
anziane. Gli uni rivolti al mondo slavo, gli altri alla madrepatria
italiana.
8.
Umberto Antonio
Bonnes
Umberto Antonio
Bonnes
(1890-1944)
nacque da un matrimonio
misto italo-sloveno. Sebbene sua madre, Amalija Zimic di Grgar,
parlasse sloveno, egli già dopo la nascita nell'ambiente nazionalmen¬
te misto della città di Gorizia veniva definito come italiano. Da stu¬
dente fu attivo nel circolo mazziniano goriziano e prese parte anche
agli attacchi antisloveni avvenuti in strada. Divenne professore di
italiano e francese all'università di Vienna. Durante la Prima guerra
mondiale combatte come soldato austro-ungarico in Galizia. Dopo
la guerra si dedicò all'insegnamento. Fino all'avvento del fascismo
fu ispettore scolastico distrettuale e in questa funzione si dimostrò
256
corretto nei confronti degli sloveni. Divenne membro del partito
socialista e suo candidato alle elezioni parlamentari del
1921.
Nel
1923
fu vittima di un attacco fisico evidentemente motivato po¬
liticamente. Insegnò a Cividale del Friuli e a Gorizia. Durante la
Seconda guerra mondiale aderì al movimento della Resistenza. Fu
deportato nel campo di concentramento di
Flossenburg,
dove morì
nel gennaio del
1945.
Fu attivo anche in campo pubblicistico. Me¬
rita attenzione il suo trattato sul Partito sloveno popolare del
1924.
9.
Il poeta
grádese Biagio
Marin
e gli sloveni
Gli sloveni, sia come membri di una nazione sia come slavi, conside¬
rati in un insieme con
і
croati e
і
serbi, ebbero un ruolo importante
nella vita e nell'opera del poeta Biagio
Marin
(1891-1985).
Marin
era in contatto con gli sloveni già dai tempi della scuola, quando
frequentava insieme a loro il ginnasio statale tedesco di Gorizia.
En
il tempo delle lotte nazionali, che caratterizzavano la vita pubblic
del Litorale Austriaco. "Sedevamo negli stessi banchi", scrisse Marii
nel suo libro di memorie, »ma fuori di là, eravamo solo avversar
Dopo la Prima guerra mondiale
Marin,
mazziniano, richiamava
ľ
tenzione sui problemi della minoranza etnica slovena in Italia: "c<
siderando
ormai gli slavi cittadini italiani con eguali doveri e
egţ
diritti, si riconoscesse di aver a Gorizia, come in ogni altro corni
slavo della provincia" le scuole elementari. A quell'epoca il JV
insieme con Antonio Morassi portava fiori di campo sulla tomba
poeta sloveno
Simon
Gregorčič,
"quasi a suggellare la pacificazione]
delle popolazioni di confine."
Nella seconda guerra mondiale
Marin
fu colpito dalla perdita
del figlio Falco, che perì in un combattimento tra le forze d'occu¬
pazione italiane e
і
partigiani sloveni sul territorio sloveno
(1943).
Consapevole di una prossima sconfìtta dell'Italia, avvertì lo stato
di pericolo a cui l'italianità della Venezia Giulia era esposta. Prese
parte al CLN di Trieste e il
10
aprile
1945
scrisse sul suo diario: "Io
non sono contrario a una leale convivenza con gli slavi della Vene¬
zia Giulia, ma nell'orbita dello stato italiano." Dopo l'entrata delle
257
truppe
j
ugoslave
a Trieste nel maggio del
1945
sul suo diario scrisse:
"C'è in loro, negli slavi dico, una profonda rivolta per quanto hanno
subito da noi negli ultimi
25
anni; ma c'è anche una strana rivolta
per la civiltà subita, per l'assenza loro nei secoli, quando noi erava¬
mo grandi ed essi rimanevano dei primitivi incapaci di competizio¬
ne, di maggiorità."
Marin
è rimasto attivo nella politica italiana anche dopo la Se¬
conda guerra mondiale, quando la questione dei nuovi confini tra
l'Italia e la Jugoslavia (la questione di Trieste) influenzava anche
і
rapporti tra gli sloveni e gli italiani. Dopo il Memorandum di Lon¬
dra
(1954)
auspicava che venissero presi in considerazione
і
diritti
della minoranza slovena in Italia.
Biagio
Marin
aveva nei confronti degli sloveni (slavi) un atteg¬
giamento che da una parte riconosceva ad essi
і
diritti nazionali nel
pieno senso della parola, ma dall'altra non poteva andare oltre la
concezione che separava una nazione "con una cultura bimillenaria"
da "culture che trovavano le proprie origini ben pochi secoli addie¬
tro nel tempo".
10.
Il pubblicista Eugenio
Vaina de' Pava,
caduto sulla
montagna Batognica/Monte rosso sul massiccio
del Krn/Monte nero nel
1915
II pubblicistica fiorentino Eugenio
Vaina de' Pava
(1888—1915),
fi¬
glio di un alto ufficiale d'origine ungherese e di madre italiana, si
occupava dei problemi della moralità ed etica su base cristiana. Ma
ben presto la sua priorità diventò la politica estera italiana.
I
suoi
primi lavori sono dedicati ai problemi delle piccole entità etniche
nei Balcani, soprattutto in Albania. Con l'approssimarsi della prima
guerra mondiale, convinto di un prossimo crollo della
monarchia
austro-ungarica, il centro della sua attenzione divenne la Venezia
Giulia con Trieste, perché occuparsi di questa città, secondo
Vaina,
"voleva dire infatti impegnare
і
belligeranti a risolvere non soltanto
un predominio terrestre
о
navale
.
ma anche tutti quei problemi
di nazionalità che sono compresi soprattutto nell'agitato territorio
258
dell'impero austro-ungarico." Ispirato dalle idee mazziniane riteneva
che alle nazionalità non italiane nelle terre della sponda orientale
dell'Adriatico andasse garantito un loro sviluppo autonomo. Rifiu¬
tava la cosiddetta soluzione jugoslava per Trieste come quella di cre¬
are nelle terre della Venezia Giulia uno stato indipendente fra l'Ita¬
lia e il futuro stato jugoslavo. Come fervido sostenitore dell'entrata
in guerra dell'Italia si arruolò come volontario nel fronte Isontino,
dove cadde il
21
luglio
1915
sul massiccio del Krn/Monte nero, in
terra slovena.
11.
Il Kobilek di Ardengo Soffici, gli altri diari di guerra
e
і
ricordi degli autori italiani
Ardengo Soffici
(1879—1964)
fu scrittore, pubblicista, redattore e
pittore. Come altri rappresentanti del circolo formatosi intorno alla
rivista fiorentina La Voce, si arruolò volontario nell'esercito italia¬
no all'inizio della guerra con l'Impero austro-ungarico. Gli scontri
nel bacino fluviale
delľlsonzo
lasciarono una profonda traccia nel
suo opus letterario, di cui il capolavoro è sicuramente il diario dal
titolo Kobilek
(1918),
che prese forma durante
ľ
Undicesima offen¬
siva
delľlsonzo
(agosto
—
settembre
1917),
quando l'esercito ita
liano
conquistò una parte dell'altura di
Banjščice.
Per conquistai
fu importante occupare l'altura di Kobilek, a nordovest di Grg
Soffici rimase in maniera inflessibile su posizioni interventiste e ne
contestò mai le mire di conquista dell'Italia; anche per questo ne
fa parola degli sloveni
о
del loro territorio nella sua opera. In segui
appoggiò il movimento fascista.
L'atteggiamento caratterizzato dall'ignoranza che Soffici
tenn
verso la maggior parte della popolazione del bacino
delľlsonzo hž
suscitato interesse per l'atteggiamento simile di altri scrittori italiani,
che hanno registrato le loro esperienze di guerra in ricordi, diari,
lettere, note e altre espressioni letterarie. Un elenco di tali opere sa¬
rebbe assai lungo, perciò l'autore dell'articolo si è limitato agli scrit¬
tori più conosciuti e apprezzati, che hanno combattuto in guerra sul
suolo isontino (A. Frescura, C. E.
Gadda,
С.
Galli,
В.
Mussolini,
U.
259
Ojetti,
G.
Stuparich,
С.
Salsa). Era consapevolezza comune di tutti
questi scrittori che si stavano battendo su un suolo che non portava
nomi italiani per il bene dello Stato italiano. Gli sloveni erano un
popolo semplice ed alcuni di essi li trattano in modo decisamente
sprezzante. Alcuni autori non sanno neppure distinguere tra slavi e
sloveni, altri assimilano gli sloveni ai croati. Gli avvenimenti bellici
impedirono ai soldati italiani rapporti più stretti con gli sloveni e
la loro terra, poiché gli abitanti fuggirono dai luoghi degli scontri.
L'entroterra del fronte dalla parte italiana (Collio, Caporetto) non
ha probabilmente dato loro la possibilità di saperne di più. Gli in¬
tellettuali italiani parteciparono in grande misura all'attività di pro¬
paganda militare del loro paese, come dimostrano anche nelle loro
opere, che sono state pubblicate in gran parte in epoca fascista., tra
le due Guerre.
Emilio
Lussu, che espresse invece posizioni
pacifiste,
pubblicò il suo lavoro a Parigi, nel
1938,
come rifugiato politico.
12.
Carzano
1917.
Colloqui politici fra
Ljudevit
Pivko
e Cesare Pettorelli Lalatta
II professore di scuola media
Ljudevit
Pivko,
di
Maribor,
sin dal¬
la mobilitazione nell'esercito austro-ungarico, agli inizi della prima
guerra mondiale, pensò alla diserzione. Concepì la propria fuga
come un'azione militare utile alle forze dell'Intesa. A tale scopo ipo¬
tizzò diversi scenari possibili. Quello più favorevole al suo piano si
manifestò nell'estate del
1917,
in Val Sugana, nell'Alto Adige, nei
pressi della località di Carzano. Preparò la fuga e la consegna dei
documenti segreti, che avrebbero permesso agli italiani la stesura
di piani per sfondare il fronte e dilagare nelle retrovie del nemico,
assieme a dei compagni cechi e
bosniaci.
Entrò in contatto con
і
ser¬
vizi spionistici italiani e, in particolare, con un suo ufficiale, Cesare
Pettorelli Lalatta. La parte italiana accettò il piano di
Pivko.
Durante
і
preparativi per la sua realizzazione
Pivko
e Lalatta (chiamato anche
Finzi) s'incontrarono diverse volte sulla linea del fronte.
I
loro col¬
loqui riguardarono anche questioni politiche, soprattutto
і
rapporti
dell'Italia con il futuro Stato degli slavi del sud, nel quale
Pivko
260
credeva e per quale si era convinto a disertare e a consegnare
і
piani
segreti. Lalatta dimostrò nel colloqui di conoscere la situazione po¬
litica degli sloveni, ma difese
і
principi che avevano portato l'Italia
ad entrare in guerra.
Il piano di
Pivko
non ebbe successo. L'esercito italiano riuscì
effettivamente a sfondare ma, a causa della scarsa determinazione
dimostrata, fece ritorno in breve alle posizioni di partenza.
Pivko
e
і
suoi fuggirono allora in territorio italiano. Dopo la guerra, in
Slovenia
le sue azioni vennero valutate in diversi modi.
Pivko
scrisse
anche della memorie sui fatti di Carzano e lo stesso fece Lalatta, che
continuò la carriera militare sino al grado di generale. Lo sfonda¬
mento del fronte presso Carzano fu descritto come "un'occasione
mancata". Le memorie di
Pivko
sono state tradotte in italiano
(Go-
rizia2011).
13.
Virgilio Verdano e
Henrik Tůma.
Contributi per la storia
del movimento socialista sloveno
Negli anni
1913
e
1914
il socialista Virgilio Verdano
(1885-1960),
uno svizzero italiano e professore di lingua italiana a
St.
Gallen
in
Svizzera, era in contatto con il socialista dr.
Anton
Dermota, allora
avvocato a Gorizia. Verdano si interessò al movimento socialista nel
territorio sloveno, dato che aveva bisogno di alcuni dati per la com¬
pilazione della storia del movimento operaio internazionale. Dopo
la morte di Dermota divenne informatore di Verdano
Henrik
Turna.
Negli anni
1919
e
1920
Tuma presentò a Verdano la storia e le con¬
dizioni del movimento operaio e socialista in
Slovenia, in
Italia e in
Jugoslavia in tre estese lettere, che rappresentano una fonte storica
per la conoscenza della situazione in un periodo in cui, sia in terri¬
torio sloveno (in Jugoslavia) sia in Italia, il movimento comunista si
preparava ad intervenire sulla scena politica in modo indipendente.
In quel periodo Verdano viveva a Firenze. Nel
1921
fu uno dei fon¬
datori del Partito comunista d'Italia e a causa del fascismo emigrò
all'estero. Negli anni dal
1924
al
1931
visse in Unione Sovietica.
Prima che lasciasse "lo stato del socialismo" le autorità sovietiche
261
gli sequestrarono il manoscritto sulla storia del movimento operaio
internazionale.
14.
Contributo alla conoscenza dei rapporti tra gli storici
sloveni e italiani, tra storiografìa slovena e storiografìa italiana
La discussione sui rapporti italo-sloveni nel corso della storia richie¬
de anche una valutazione della qualità scientifìco-professionale dei
rapporti tra gli storici sloveni e italiani, sulla loro reciproca cono¬
scenza e sulla comprensione delle rispettive storiografìe.
Stando alle pubblicazioni,
і
primi segni di una volontà di colla¬
borazione si manifestano nel secolo
XIX,
soprattutto lungo il con¬
fine etnico sloveno-italiano (Gorizia, Trieste). Promotori di questi
contatti furano gli storici locali. Così gli storici italiani nell'intento
di giungere alla conoscenza di un panorama storico scaturito dalla
stessa ricerca a livello regionale
(ľlstria,
Trieste, il Goriziano, il Friu-
li), prendono a interessarsi del passato degli sloveni (slavi) e vicever¬
sa. Ad esempio,
Štefan Kociančič
scrive le cronache delle parrocchie
friulane. Il desiderio di acquisire una conoscenza storica del passato
era allora motivato da molteplici intenzioni soggettive, tra le quali
indubbiamente spiccava la volontà di sostenere
і
rispettivi risorgi¬
menti nazionali, dalla formazione di un pensiero politico e, in modo
particolare, dalla definizione di un confine etnico in uno spazio nel
quale si trovavano a convivere ab immemorabilia diverse etnie. Tutto
ciò costituiva indubbiamente una fondamentale sollecitazione alla
ricerca di una forma di convivenza sul confine latino-slavo lungo le
coste nord-orientali dell'Adriatico. L'attività degli storici dunque era
caratterizzata da aspetti politici presenti da lungo tempo. Tuttavia
contestualmente si manifestavano anche tentativi di una collabo¬
razione più scientifìco-professionale basata su studi seri e sulla co¬
noscenza delle fonti storiche (ad
es.
gli storici sloveni imparavano a
conoscere l'importanza e il significato del materiale archivistico friu¬
lano) e si faceva avanti perfino l'idea di una più stretta collaborazio¬
ne comune nell'attività di ricerca (P. S.
Leicht
e
V.
Levée).
Contatti
più stretti però vennero per lunghi decenni ostacolati dai rapporti
262
politici deteriorati a causa dei due conflitti mondiali e delle loro
conseguenze. Un nuovo rapporto inizia ad affermarsi a partire dagli
anni cinquanta del secolo
XX,
quando
і
contrasti politici calano di
tono e gli storici trovano non pochi stimoli di collaborazione nella
comune ricostruzione storica del periodo fascista e del movimento
di liberazione. Nella seconda metà del secolo scorso si sviluppa una
collaborazione di ricerca a tutto campo, che riguarda tutti
і
periodi
storici. L'ultima intromissione politica, se cosi vogliamo chiamarla,
è stato il compito affidato dai governi d'Italia e di
Slovenia
(1993)
a un gruppo prescelto di storici sloveni e italiani di redigere una re¬
lazione storica comune sui rapporti italo-sloveni dalla seconda metà
del secolo
XIX
in qua. La relazione (pubblicata nel
2001)
costituisce
un significativo traguardo per la storiografìa e nel contempo traccia
una valida direzione di marcia per la collaborazione futura.
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