Osimska meja: jugoslovansko-italijanska pogajanja in razmejitev leta 1975
Gespeichert in:
Format: | Buch |
---|---|
Sprache: | Slovenian Italian Croatian |
Veröffentlicht: |
Koper
Založba Annales
2006
|
Schriftenreihe: | Knjižnica Annales Majora
|
Schlagworte: | |
Online-Zugang: | Inhaltsverzeichnis Abstract |
Beschreibung: | Beitr. teilw. slowen., teilw. ital., teilw. kroat. - Zsfassung in slowen., ital. und engl. Sprache |
Beschreibung: | 368 S. Ill., Kt. |
ISBN: | 9616033778 9789616033770 |
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Predgovor
/9
JOŽE PlRJEVEC
Pot v
Osimo
/15
Anton Vratuša
Sodelovanje narodnoosvobodilnega gibanja Slovenije
in
severne
Italije
v
II.
svetovni vojni
ter
Osimski sporazumi
/ 25
Alberto Buvoli
Partigiani
italiani e partigiani sloveni al confine orientale:
rapporti e problemi
/ 33
Janko Pleterski
Osimo
v
zgodovinski
perspektivi soseščine Italijanov
in Slovencev
/ 45
Božo
Repe
Od
Versäjske
konference do
Osimskih sporazumov:
vloga slovenskih
politikov in diplomatov
pri določanju
meja /
53
Carla
Meneguzzi Rostagni
La distensione italiana negli anni settanta
/ 61
Vladimir-Duro Degan
Pravni domašaj načela
uti possidetis
glede kopnenih i morskih
razgraničenja u
regionu
s
obzirom na granice prema
Osimskom ugovoru iz
1975.
godine
/ 75
Luigi Vittorio
Ferraris
II metodo del trattato di Osimo
/ 93
VlLJENKA
ŠkORJANEC
Priprave na osimska pogajanja
/ 109
Giorgio Conetti
II trattato di Osimo e la condizione delle minoranze nei rapporti
tra Italia e
Slovenia
/ 129
Nevenka Troha
Osimo in
manjšine
/ 137
Vesna Crnić-Grotić
Zaštita manjinskih jezika u Republici Hrvatskoj prema
europskoj povelji
о
manjinskim i regionalnim jezicima
/ 151
Vera Klopčič
Pravno varstvo narodnih manjšin
in mednarodne
obveznosti
Republike Slovenije
/159
Borut Klabjan
Osimski sporazumi
in odmevi v
Italiji
/ 173
Gorazd Bajc
Odmevi
in posledice
podpisa Osimskih sporazumov med
Slovenci
v
Italiji
/ 187
Piero
Purini
Una conseguenza degli accordi di Osimo: la nascita della
Lista per Trieste
/195
Sandi
Volk
Odziv ezulskih organizacij
in krogov
na Osimski sporazum
/ 209
Deborah Rogoznica
Zgodovinski vpogled
v premoženjsko vprašanje
cone
В
STO v povezavi
z Osimskimisporazumi
/ 231
Marko Kosin
Sukcesija Osimskih sporazumov
in
zapleti
v
slovensko
-
kalijanskih odnosih
/ 241
Stefano
Lusa
I
tentativi di revisione e la successione degli accordi di Osimo
/251
Marjan Vogrin
Uresničitev
dolgoletnih
želja
-
samostojna škofija
/ 265
Jože
Šušmelj
Uresničevanje Osimskih sporzumov na Goriškem
/ 273
Viri in
literatura
/ 293
Povzetki
/Riassunti
/Abstracts /
323
Avtorji
/ 351
Imensko
in
krajevno kazalo
/ 353
7
Povzetki
/
Riassunti
/
Abstracts
Verso Osimo
JOŽE PmjEVEC
II Trattato di Osimo, firmato il
10
novembre
1975,
è uno dei pri¬
mi risultati dell »effetto Helsinki« descritto da
Daniel
С.
Thomas
nel
suo libro dedicato alla conferenza internazionale nella capitale finlan¬
dese e alle sue conseguenze. Si tratta del-1 atto finale della definizione
dei confini in Europa e contemporaneamente del punto di partenza per
un nuovo capitolo nei rapporti tra
Slovenia
e Italia. Lo scopo del mio
articolo è delineare le tappe principali che segnarono il lungo processo di
livellamento delle divergenze nei rapporti tra
і
due paesi adriatici, diver¬
genze che maturarono durante ben due guerre mondiali e sotto due re¬
gimi
totalitari.
Vorrei soffermarmi sul trattato di pace di Parigi del
1947,
sul Memorandum di Londra del
1954
e sull accordo di Udine dell anno
successivo. La maggior parte delle mie riflessioni saranno dedicate al pe¬
riodo della visita del presidente Giuseppe Saragat in Jugoslavia nel
1969
e alla sottoscrizione del Trattato di Osimo, in quanto la situazione di
questo periodo risulta particolarmente interessante. Alla fine degli anni
Sessanta il Presidente della Repubblica Italiana fece visita al maresciallo
Tito
e in questo modo sottolineò l elevato livello a cui giunsero
і
rapporti
323
Osimska
meja
tra i
due paesi. In quel momento sembrò possibile che si arrivasse a una
soluzione della questione del confine fra le zone A e
В
dell ex Territorio
Libero di Trieste senza grandi difficoltà. Ben presto fu chiaro che la si¬
tuazione era più complessa, infatti in Italia prevalevano le forze che con¬
trastavano un possibile tracciato definitivo del confine, atteggiamento
questo che raffreddò sensibilmente
і
rapporti tra
і
due paesi. Tutto ciò
accadeva proprio in un periodo in cui sulla scena europea e mondiale si
stavano sviluppando grandi movimenti che spingevano verso un atte¬
nuamento della tensione tra
і
due blocchi contrapposti e verso il disgelo
delle secolari tensioni nazionali. Vorrei ricordare in questo contesto la
»Ostpolitik« del cancelliere tedesco Willy
Brandt
e lo sviluppo delle di¬
scussioni sulla conferenza che avrebbe dovuto rafforzare la sicurezza sul
continente europeo e la collaborazione tra
і
suoi paesi.
In questo periodo di disgelo la guerra fredda, che almeno a livello
verbale e diplomatico si era nuovamente manifestata tra Roma e Belgra¬
do, e ancora di più tra Trieste e
Lubiana,
era un anacronismo da elimi¬
nare a favore dell intero spazio europeo. Il fatto che le élite politiche dei
due paesi, sostenuti da grandi potenze e dal Vaticano, siano riuscite già
nel
1975
a sottolineare il valore degli accordi di Helsinki con la firma
del Trattato di Osimo, va visto come un capolavoro diplomatico e come
un grande contributo all appianamento delle divergenze che contribuì
tra l altro allo sviluppo della Primavera slovena.
La collaborazione del movimento
di liberazione sloveno e dell Italia
settentrionale nella IL guerra
mondiale e il trattato di Osimo
Anton Vratuša
Nel suo articolo l autore discute del contenuto e dei risultati della
collaborazione del movimento di liberazione della
Slovenia
e dell Italia
settentrionale a livello militare, politico e culturale, soprattutto nel pe¬
riodo che va dalla primavera del
1943
fino all autunno del
1944.
L auto¬
re afferma che la collaborazione degli antifascisti sloveni e italiani nella
lotta congiunta contro loccupatore razzista tedesco e contro il fascismo
italiano è uno dei fattori chiave che posero le basi per la sottoscrizione
dei Trattati di Osimo nel
1975,
che rappresentano la conferma della
definitiva divisione tra
Slovenia/Jugoslavia
e Italia, e quindi la base du-
324
Povzetki
I
Riassunti
I Abstracts
ratura
di una convivenza di buon vicinato e di collaborazione fra popoli
limitrofi, per garantire la pace e la sicurezza a tutti.
Osimo nella prospettiva storica
di vicinato tra italiani e sloveni
Janko Pleterski
La conferma bilaterale di Osimo riguardo all intero confine statale
tra Italia e Jugoslavia, oggi
Slovenia, in
base ai trattati internazionali
precedentemente siglati, fu un passo verso l unificazione dell Europa, fu
un azione che nel frattempo si inserì stabilmente nella costruzione del¬
l Unione Europea. Con eccezione per la zona di Trieste, si tratta di un
confine definito con il trattato di pace del
1947.
Ma
і
trattati di Osimo
del
1975
per il vicinato tra italiani e sloveni, insieme ai successori odier¬
ni, significano uno sviluppo tangibile dell egemonia di alcuni principi
fondamentalmente diversi per la regolamentazione di rapporti di pace
tra popoli e stati, completamente diversi da quelli che vigevano in Euro¬
pa cento anni or sono. Si tratta di capire che il confine orientale dell Ita¬
lia oggi non è semplicemente un cardine necessario per aprire la porta
verso Est, ma si tratta di una linea che confina con lo spazio del popolo
sloveno e con lo Stato sloveno, bisogna capire anche che
і
metodi impe¬
riali del patto di Londra sono ormai sorpassati, che si tratta di questioni
di rapporti tra vicini, di paesi indipendenti anche su esempio dell Italia
che dovrebbe richiamare l idea democratica del proprio Risorgimento
sulla frammentarietà etnica dell Italia unificata e confinante con
і
po¬
poli a est. Il rispetto dei trattati di Osimo permette oggi all Italia e alla
Slovenia,
ma anche a tutti
і
gruppi etnici sul confine, di sviluppare la
linea di confine quale punto di incontro tra popoli europei.
Dalla conferenza di
Versailles
al trattato di Osimo: il ruolo dei
politici e dei diplomatici sloveni
nella definizione dei confini
Božo
Repe
I
periodi della diplomazia possono essere definiti come »frammen¬
tati« prima della prima guerra mondiale, »sottomessi« dopo la fine della
325
Osimska
meja
prima guerra mondiale, »parzialmente indipendenti« dopo la seconda
guerra mondiale (e poi nuovamente dopo le elezioni del
1990)
e »in¬
dipendenti« dall indipendenza in poi. Il contributo dei politici e diplo¬
matici sloveni nella soluzione della questione del confine fu diverso nei
veri periodi, con la parte maggiore concentrata dopo la seconda guerra
mondiale; ad ogni modo la questione del confine con
і
vicini a nord,
ovest ed est fu risolta in un modo
о
nell altro. L unica questione rimasta
irrisolta è quella del confine con la Croazia. Potremmo dire ironicamen¬
te che la »diplomazia« slovena »frammentaria« all inizio del ventesimo
secolo si impegnò affinchè la Croazia non la abbandonasse, ovvero che
non la isolasse dai suoi programmi politici. Le conseguenze iniziali fu¬
rono forti: poco più di cent anni più tardi, poco prima dell acquisizione
dell indipendenza nel
1991,
esistevano seri progetti per creare uno stato
confederale. L idea di un futuro in comune venne accantonata dopo
che entrambi
і
paesi divennero indipendenti. Quindici anni dopo la
dichiarazione di indipendenza e quattordici anni dopo aver ricevuto
il riconoscimento internazionale, la diplomazia indipendente slovena,
secondo gli indici esterni (la
membership
recente nel Consiglio di Sicu¬
rezza dell ONU, l attuale presidenza dell OSCE e la futura presidenza
dell Unione Europea) da una parte sta vivendo
і
suoi momenti da pro¬
tagonista, dall altra parte si trova nuovamente in una situazione intrica¬
ta con la Croazia e, così come la diplomazia »frammentaria« del passato,
dipende largamente dalle reazioni croate e dalla situazione interna della
Croazia stessa. Con la differenza che allora si impegnò per giungere
all unificazione, oggi sta tendendo di più alla divisione.
Popuščanje
napetosti
v
Italiji v
sedemdesetih letih
Carla Meneguzzi Rostagni
Najnovejše studije
о
popuščanju napetosti
so usmerjene v osvetljeva-
nje vprašanja, kako
so
evropske dežele
ob
koncu šestdesetih let, skupaj
z
velesilami delile zamisel
o tem,
da bi hladna vojna morala biti vodena
politično
in
ne vojaško,
vendar
pa
so
si države,
vsaka zase,
konkretno
zastavljale drugačne cilje, ki
so
jih
vzpodbujali ali pogojevali različni
konteksti.
V
zahodni Evropi je
Francija,
na
primer, po
Degaullovem
in post-
degaullovem obdobju popuščanje napetosti osredotočila na odnose
z
326
Povzetki
I
Riassunti
I Abstracts
ZSSR
in
vzhodno Evropo, Nemčija se
je usmerila na proces tako ime¬
novane
Ostpolitik,
ki
ga je vpeljal
Willy Brandt, medtem
ko se je
Velika
Britanija prilagodila skeptičnemu ameriškemu staliŠču. Tuđi
v
srednje-
vzhodni Evropi
so
se stališča
in
pričakovanja razlikovala od države do
države.
Italija je bila, vse od svojega profiliranja, sobivanju naklonjena iz
plemenitih, pa tuđi praktičnih razlogov. Dovolj bo,
če
spomnimo na
skromen
angažmá
pri stroških za vojsko
in za
obrambo italijanskega
proračuna ali na obseg trgovske izmenjave
z vzhodom.
Popuščanje je
predstavljaju priložnost za uveljavitev mednarodno vidne vloge izven
sence velesil
in
je bilo tuđi najprimernejša
izbiră
glede na notranjepo-
litično situacijo
z namenom
ohranjanja ravnovesja med težnjami štirih
strank levosredinske koalicije, med katerimi
so
bili tuđi demokristijani
in
socialisti.
Glede percepcije
in
italijanske diplomatske aktivnosti
v obdobju
popuščanja
napetosti, je slednja osredotočena predvsem na osebnosti
Pietra
Nennija (minister
za zunanje zadeve, ki je funkcijo opravljal
ne¬
kaj
mesecev med leti
1968
in
1969)
in
Alda Mora
(minister
za zunanje
zadeve od
leta
1969
do
1972
in nato od
1973
do
1974).
Čepravsta imela
skorajda
enake cilje, sta se
viziji
politikov nanášali na dru-gačno vlogo,
ki
naj bi
jo
Italija
imela pri
razvoju svetovnega sistema, obenem pa
sta
oba politika
uporabljala tuđi drugačne metode.
Za
oblikovanje prve hipoteze
o
¡talijanski zunanji politiki
v času
popuščanja napetosti, se mi je, poleg izhodišč, ki
so mi
jih
ponudili
nekateri prispevki, zdelo nujno dodati analizo
dokumentov o
zunanji
politiki iz takratnega obdobja, ki
so del
gradiva iz Arhiva Moro,
ki sem
ga lahko konsultirala
v
Osrednjem državnem arhivu
v
Rimu.
Konsultacija teh gradiv je omogočila osvetlitev ostroumnosti določe-
nih
analiz
in
širino zastavljenih ciljev italijanske diplomacije na splošno,
predvsem pa
v
času Helsinškega procesa,
Če
je Nennijev ideološki pri-
stop dajal
zagon,
paje
Morová
previdna diplomacija postopnih korakov,
ki je bila bolj pozorna na ravnovesja
in na
izogobanje sporom, vodila
pogajanja. Naklonjena nastanku embrionalnega političnega evropskega
prostora,
s
ciljem počasnega omejevanja nadzora velesil nad vplivnimi
območji, je
poskúšala
voziti
v ozkem
prostoru med sovjetskimi zahteva-
mi, legitimizacijo
obstoja razdeljene
Evrope, ameriškim skepticizmom.
Italijanski napor je
bil
usmerjen
v
konkretiziranje sovjetskega predloga,
pri čemer je po eni strani vztrajal pri vpeljevanju kulturne izmenjave
in
mobilnosti oseb, po drugi pa pri pogajanjih
o vzájemném
in urav-
327
Osimska
meja
novešenem zmanjševanju
sil,
pri čemer bi istočasno zagotovili
vamost
Evrope
in
zaščitili italijanske nacionalne interese
v
Sredozemlju.
Ob
nacrt izjemno širokega zamaha se uvrščajo
iniciativě, izhajajoče
iz situacij
v
soseščini Italije, kakršna je rešitev spora
o mejah z
Jugo-
slavijo, ki je
trajai
od konca druge svetovne vojne,
in ki
naj bi
postala
model političnega sporazumevanja med državama
z različno
družbeno-
politično strukturo.
La portata giuridica del principio
uti
possidetis circa la delimitazione
dei confini terrestri e marittimi
nell area, alla luce dei confini
basati sul trattato di Osimo del
1975
Vladimir-Duro Degan
II presente lavoro è concepito come una specie di dialogo tra passato
e presente alla luce delle regole del diritto internazionale; un ottimo
spunto è rappresentato dalle celebrazioni del 30-esimo anniversario del
Trattato di Osimo. Se
і
politici dei nostri stati avessero preso in consi¬
derazione le opinioni di esperti di diritto internazionale competenti e
indipendenti, molti dei problemi sorti in seguito si sarebbero risolti nel
rispetto degli interessi giuridicamente tutelati di tutte le parti in causa.
Dapprima viene sottolineata la differenza tra
і
concetti di »delimita¬
zione« (definizione) di un confine e della sua »demarcazione« sul terri¬
torio, in attuazione dell accordo definitivo sui confini.
È presentata inoltre una rassegna delle aspirazioni territoriali dello
stato italiano nell Adriatico orientale nel corso del ventesimo secolo. Il
valore del Trattato di Osimo del
1975
consiste però nel fatto che, al
momento della dissoluzione dell ex Jugoslavia, l Italia ha rispettato tutti
і
confini esistenti. Non è accaduto altrettanto nelle relazioni tra alcuni
dei Paesi successori dell ex Jugoslavia. Sono illustrate pure le aspirazioni
della leadership serba intese a creare una »Grande
Serbia«,
che hanno
provocato il crollo definitivo della Jugoslavia, nonché le intenzioni delle
leadership serba e croata di spartirsi la
Bosnia
ed Erzegovina.
Resta aperta la delicata questione della definizione e demarcazione
della frontiera tra Croazia e
Slovenia.
Nessuna delle due parti chiede
la modifica dei confini esistenti, intemazionalmente riconosciuti. Sa-
328
Povzetki
I
Riassunti
I Abstracts
rebbe
una richiesta ingiustificata, visto che l attuale confine è anche
un confine etnico. Nella delimitazione del mare il principio giuridico
fondamentale è che »la terraferma domina il mare«, ovvero la terrafer-
ma da allo stato costiero il diritto alle acque adiacenti. In questo senso
gli spazi marittimo e aereo sono accessori rispetto allo spazio terrestre e
non possono essere ceduti separatamente a un altro stato.
Quando tutti gli stati costieri dell Adriatico diventeranno Paesi mem¬
bri dell Unione europea e quando tutti gli stati che ne hanno il diritto
proclameranno la propria zona economica, tutti questi spazi (escluse le
rispettive acque territoriali) diventeranno zona di pesca comune del¬
l Unione europea, sottoposta ai regolamenti della Commissione UÈ.
In queste acque avranno diritto di pesca
і
pescatori sloveni, così come
quelli croati, e tutti gli altri dei Paesi membri dell Unione.
Metode
Osimskih sporazumov
Luigi Vittorio
Ferraris
Osimske sporazume iz leta
1975
je potrebno interpretirati
v duhu
popuščanja napetosti, ki ga je
uzákonilo
zaključno dejanje
v Helsinkih.
Med pogajanji
Konference
о
vamosti
in
sodelovanju
v
Evropi
(CSCE)
1972-1975
so
italijansko-jugoslovanski odnosi brez zadržkov upošte-
valo nedotakljivost
meja
in
izpostavilo pomen zašči-te manjšin.
S
tem
Sporazumom se je zaključil bilateralni spor
in
je bila
nakazana pot
re-
gionalnega sodelovanja, ki je
za Italijo pomenilo del italijanske Ostpo¬
litik,
kar
dokazuje tuđi pentagonala,
in nato SEP, pri
čemer
se je le
posodobila tradicija nezaupanja. Sicer pa se Sporazumu,
s katerim
se je
italijanska odpoved Istri spremenila
v
nepovratno (šio je za dokaj
bole¬
co
odpoved)
in
je bila dokončno postavljena itali-jansko-jugoslovanska
meja,
javno mnenje ni upiralo,
in to
celo po
neverjetni manifestaciji
nacionalne pripadnosti leta
1953.
Kljub temu, je potrebno poudariti pomanjkanje razumevanja proce¬
sa, ki je
v
Jugoslaviji od leta
1991
sprožal secesije. Pripišemo ga lahko
pomanjkanju politične senzibilnosti italijanske diplomacije
v
Beogradu
in
nepopolne analize
v
Italiji
o notranjih
napetostih Jugoslavije. Na-
sprotno, italijanska diplomacija je takrat izražala očitno naklonjenost
Srbiji,
z
namenom ohranjanja stabilnosti za vsako
ceno,
ki je koristila
italijanskim interesom. Po letu
1991,
pa določena stališča po ponovnem
pregledu Sporazuma nišo na noben način izkazovala drugacne itali-
329
Osimska
meja
janské
zunanje
politike. Nasprotno, prav zahvaljujoč se Osimu, kljub
nekaterim neprimernim potezam, je italijanska politika na
Balkanu na-
meravala delovati
s stališča
regionalnega
vidika, zato da bi zagotovila
razumevanje
in
stabilnost med različnimi
novimi državami.
Sicer
pa bi morale
podobno umsko odprtost
pokazati tuđi nove dr¬
žave
jugovzhodne
Evrope.
Preteklosti, ki je zagotovo bila
kontroverzná,
vpletene
strani
ne
smejo
pozabiti,
vendar
pa je tuđi ne smejo imeti za
talca
sterilnih
polemik z
interpretacijami,
ki
ne ustrezajo stvarnosti.
Osimo ni niti maščevanje nad Italijo, niti italijanska odpoved nečemu,
saj
odgovarja potrebi po ustvarjanju skupne jadranske politike.
I
preparativi al trattato di Osimo
VlLJENKA
ŠkORJANEC
L analisi del materiale d archivio ha dimostrato lo scopo dei prepara¬
tivi ai negoziati che si conclusero con l accettazione della delega italiana
e permisero l inizio delle trattative per l accordo di Osimo.
Dopo il Memorandum d Intesa di Londra del
1954
la parte italiana
si appellò all aspetto giuridico dell accordo, affermando che la situazio¬
ne della zona
В
del TLT fosse solo temporanea e tentò di ritardare la so¬
luzione definitiva della questione del confine. Pretendeva alcune piccole
correzioni lungo il confine già definito secondo il trattato di pace di Pa¬
rigi. Gli avvenimenti in Cecoslovacchia e l avanzata età del presidente
Tito
contribuirono alla decisione del governo italiano di dover risolvere
le questioni rimaste aperte con la Jugoslavia. Nel
1968
il Ministro ita¬
liano degli Esteri Medici propose un pacchetto diviso in diciotto punti
che prevedeva la modifica della linea di demarcazione del confine dopo
il Memorandum di Londra che doveva quindi diventare confine di sta¬
to con un tracciato ben definito e che fu accettato come piattaforma per
le trattative durante l incontro dei ministri Medici e
Minie
nel marzo
del
1973
a
Dubrovnik.
Appare evidente il salto di qualità nei rapporti
fra
і
due stati e nel processo di negoziato sulla via verso il trattato di
Osimo. La parte italiana, dopo pluriennali temporeggiamenti, accettò
che a
Dubrovnik
al posto dei precedenti esperti fossero selezionati due
delegati che avevano il compito di preparare la proposta dell accordo
definitivo; contemporaneamente furono stabilite delle scadenze concre¬
te aftinché l Italia onorasse
і
suoi impegni. Parallelamente al canale di¬
plomatico ufficiale,
і
ministri previdero a quattr occhi anche un canale
330
Povzetki
/
Riassunti
I Abstracts
particolare per le trattative segrete dei delegati politici, come possibilità
di continuazione dei negoziati, nel caso in cui
і
negoziati diplomatici
non fossero giunti a buon punto.
I
vertici politici italiani, soprattutto il
partito dei
DC,
volle servirsi del secondo canale per stabilire un dialogo
diretto in parallelo ai rapporti di stato, diretti dalla diplomazia. Questa
iniziativa italiana per
і
negoziati al di fuori delle cornici istituziona¬
li, con cui
і
due paesi riuscirono a estromettere
і
loro Ministeri degli
Esteri, si è dimostrata essere l unica possibilità concreta per giungere
a un accordo. Le trattative diplomatiche si conclusero senza successo
nel
1973.
Il secondo canale non fu attivato in questo periodo, dopo
la sua fondazione si giunse a un periodo di stallo. Dopo alcune acute
critiche diplomatiche e dopo il discorso del presidente
Tito a Sarajevo,
Andreotti si schierò pubblicamente a Udine nel maggio del
1974,
pale¬
sando l intenzione dell Italia di giungere a un accordo con la Jugoslavia.
I
vertici del partito della
DC,
nello spirito dell imminente Conferenza
sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa
(CSCE)
a Helsinki e del
principio della definizione dei confini nazionali, furono dell opinione
che la questione irrisolta del confine danneggiasse la politica italiana
globale. Dopo la correzione della delega italiana, nel luglio
1974,
e a
seguito dell arrivo della delegazione italiana nel castello di Strmol, la
parte jugoslava accettò definitivamente la sua iniziativa di negoziati tra
delegati politici. Così si conclusero
і
preparativi per
і
negoziati che eb¬
bero fine con la sottoscrizione del trattato di Osimo.
Osimski sporazumi
in
položaj
manjšin v
odnosih med Italijo
in
Slovenijo
Giorgio Conetti
Osimski sporazum iz leta
1975
utrjuje
in priznáva
suverenost Italije
in
Jugoslavije nad
conama A in B,
na kateri je bilo razdeljeno
Svobodno
tržaško ozemlje (STO)
in ki
sta
po Londonskem memorandumu iz leta
1954
pripadli
pod upravo teh dveh
držav.
Osimski sporazum je izrecno
razveljavljal določbe Memoranduma
in z
njimi je prenehal veljati tuđi
Posebni statut, priložen Londonskemu memorandumu,
Ы
se je
naná¬
šal
na položaj pripadnikov italijanske
in jugoslovanske
etnične skupine,
živečih na tem ozemlju. Razveljavitev Memoranduma je utemeljevalo
dejstvo,
da vsled
popolné
vključitve
obeh
con
v
pristojnost
držav,
zdaj
ш
331
Osimska
meja
bilo več vprašanje, kako zagotoviti
enakopravnost in nediskriminacijo
med mešanim prebivalstvom tega ozemlja, ampak kako zaščititi pravice
manjšin, ki
sta
se oblikovali med prebivalstvi
obeh
držav,
in
jih umestiti
v ustrezne
pravne okvire.
Kljub
tej
odločitvi
pa
je
8.
člen
sporazuma
obvezoval obe pogod-
benici,
da
v
okviru svojega notranjega
prava zagotovita
pripadnikom
manjšin
enako
raven varstva, kot
ga je določal Posebni statut, ki se je ta¬
ko iz mednarodnega zavezujočega akta spremenil
v dejanski referenční
parameter
dolžnosti vzdrževanja manjšin. Ta opomnik, ki je
v
italijan-
ski pravni red vključil, pa čeprav zgolj
kot
napotilo, spoštovanje ravni
zaščite manjšine, je znotraj slovenske manjšine predstavljal zakonodajni
problem zagotovitve enakopravnega položaja, ki ga je
8.
člen
določal za
nekdanje ozemlje STO, ne pa tuđi za ostalo območje, ki ga je manjšina
tradicionalno poseljevala. Problem je
bil řešen
sele leta
2002
s
spreje-
tjem Zakona
о
zaščiti slovenske jezikovne manjšine, ki se sicer še
vedno
ne izvaja
v
celoti. Znotraj italijanskega pravnega reda se je istočasno
pojavil tuđi problem učinkovitosti napotila na Posebni statut, urejenega
z
8.
členom,
ki
je imel
po mnenju Ustavnega sodišča
moč
zagotoviti
vsaj
minimalno zaščito slovenski manjšini, navkljub manjkajoči zakonodaji
na tem področju.
Kar
zadeva Slovenijo
in
Hrvaško, je Osimski sporazum tuđi po osa-
mosvojitvi
v odnosih z Italijo ostal v veljavi. Ker
se napotilo
8.
člena
na Posebni statut
nanáša
na celotno
italijansko skupnost v
Sloveniji,
v njej težav z
diferencirano
zaščito
ni bilo,
pač
pa so
le-te prisotne na
Hrvaškem, kjer italijanska manjšina poseljuje večja območja,
kot jih
je
obsegalo STO. K
rešitvi te situacije
je pripomogel dvostranski italijan-
sko-hrvaški sporazum iz leta
1996
о
zaščiti manjšin, ki določa postopno
širjenje zaščitnih
regulatív, izhajajočih
iz Posebnega statuta, na celotno
italijansko skupnost, ki živi na Hrvaškem.
Na koncu
naj
spomnimo še, da sprejeta Okvirna evropska konven¬
cija za varstvo narodnih manjšin iz leta
1995
nudi dodatna zagotovila,
čeprav
navaja
samo glavne dolžnosti
držav
pogodbenic, ne vsebuje pa
pravil
za njihovo neposredno izpolnjevanje,
saj naj
bi
jih
pogodbenice
uresničevale
vsaka s svojimi ukrepi in s precejšnjo
diskrecijo glede na
razmere na lokalni ravni.
332
Povzetki
I
Riassunti
I Abstracts
Osimo
e le minoranze
Nevenka Troha
Negli anni Sessanta e all inizio degli anni Settanta del secolo scor¬
so, la situazione della comunità slovena in Italia cominciò a migliorare
grazie ad alcuni cambiamenti delle condizioni a livello statale e locale.
Furono fondate diverse istituzioni importanti, furono adottate svariate
leggi che innalzarono il livello di tutela, contemporaneamente la co¬
munità slovena riuscì ad ottenere una certa unità di azione. Allo stesso
tempo anche la
Slovenia,
e in
minor
misura la Croazia, innalzarono
il livello di tutela delle loro minoranze italiane, dopo l adozione della
costituzione federale e statale del
1963.
I
negoziatori jugoslavi condizionarono continuamente l adozione del
Trattato di Osimo con l adozione delle norme sulla tutela delle mino¬
ranze, il che fu interpretato dalla parte italiana come un tentativo della
Jugoslavia di poter intervenire nelle questioni italiane di politica inter¬
na. Le minoranze furono definite nell introduzione all accordo comune
sul confine e nell articolo
б
in cui entrambe le parti si impegnarono
a rispettare la tutela allora definita anche prima dell attuazione vera e
propria. Gli sloveni a Trieste quindi non erano più tutelati dall accordo
internazionale, vale a dire lo Statuto speciale in allegato al Memoran¬
dum d intesa dell ottobre
1954,
ma il lato positivo fu che queste norme
si riferivano alla tutela generale dell intera minoranza. Il livello di tutela
della minoranza slovena e di quella italiana era fino a quel momento
diverso all interno dei diversi paesi. Venne deciso inoltre che ognuno
dei paesi firmatari avrebbe adottato la tutela della minoranza autono¬
mamente, l obbligo ad attuarla però non rappresentava un onere inter¬
nazionale dei due paesi.
La sinistra slovena in Italia pensava che il Trattato di Osimo sarebbe
stato adottato dalla regione Friuli-Venezia Giulia e che le forze fasciste,
nemiche della Jugoslavia, non avrebbero conquistato l opinione pubbli¬
ca nemmeno a Trieste. Il prestigio della Jugoslavia non schierata doveva
essere anche l eredità principale per la realizzazione della tutela della
minoranza. Il carattere definitivo del confine avrebbe dovuto consentire
anche la collaborazione senza sospetti che qualcuno potesse es-sere uno
strumento dell irredentismo se per caso intratteneva rapporti culturali
о
di altro genere con la sua popolazione di appartenenza etnica. Gli
accordi dovevano aprire anche nuove opportunità per una maggiore
attività commerciale della minoranza slovena.
333
Osimska
meja
Queste aspettative ottimiste però non si realizzarono. L Italia rispet¬
tò il suo obbligo di provvedere a una tutela globale della minoranza
slovena appena nel
2001,
ma la relativa legge ancora oggi non viene at¬
tuata integralmente. Dopo la ratificazione degli accordi nel parlamento
italiano, il
24
dicembre
1977
fu istituita una Commissione speciale for¬
mata da
25
membri per decidere delle questioni della minoranza slove¬
na nel Friuli-Venezia Giulia. Cinque dei
25
membri della commissione
erano sloveni. La commissione,
і
cui membri italiani affermavano che
gli sloveni del Goriziano sono soltanto una comunità etnica per cui è
necessario cercare altre forme di tutela, terminò la sua attività alla fine
del
1980.
Dopo la sottoscrizione del Trattato di Osimo a Trieste, e in
minor
misura nel resto del Friuli-Venezia Giulia, si venne a formare un ampio
fronte di oppositori alla soluzione definitiva della questione confinaria
e anche delle norme sulla costruzione della zona industriale sul Carso,
contro la quale furono raccolte più di
60.000
firme. Da queste cerehie,
formate da gruppi con interessi diversi, si sviluppò il movimento Lista
per Trieste che con il sostegno dei neofascisti si impose per quindici
anni come forza trainante e impose una politica che contrastava gli
interessi della minoranza e della Jugoslavia. La situazione degli slove¬
ni in Italia peggiorò comunque dopo la firma del Trattato di Osimo.
Preoccupante fu anche il fatto che, a differenza del passato, la Jugoslavia
dall inizio degli anni Ottanta, quando attraversò una profonda crisi,
cessò di interessarsi della minoranza.
Il Trattato di Osimo non modificò la situazione della minoranza et¬
nica italiana in
Slovenia.
Il livello di tutela in
Slovenia
venne innalzato
a partire dalla costituzione del
1963.
La costituzione jugoslava e slove¬
na, che furono adottate nel
1974,
quindi ancora prima del Trattato di
Osimo, definivano la minoranza (etnica) italiana come parte integran¬
te della comunità della repubblica. Tra l altro l italiano era equiparato
allo sloveno nel territorio in cui viveva la minoranza. Fu istituita una
Commissione per le etnie nel Parlamento della Repubblica Socialista
Slovena, in cui venivano rappresentate a pari merito anche le minoranze
etniche. Durante il primo governo fu attivo anche l Ufficio per
і
gruppi
etnici. Alla quarta assemblea dei consigli comunali erano operative la
Comunità autonome per l istruzione e la cultura della comunità italia¬
na. Nel
1980
la
Slovenia
adottò nuove leggi sistemiche nel campo del¬
l educazione e dell istruzione, che come parte di un processo unitario
trattavano l educazione e l istruzione per la comunità italiana in modo
334
Povzetki
I
Riassunti
I Abstracts
equivalente. La situazione era peggiore in Croazia, che aveva tre diversi
sistemi di tutela
-
nel territorio di Buie, dove prima di Osimo era in
vigore uno statuto speciale, nei comuni che furono proclamati bilingui
in cui si applicava la tutela, al di fuori di questi comuni la comunità non
godeva di alcuna tutela.
A differenza del passato, verso la metà degli anni Settanta la mino¬
ranza italiana sviluppò contatti vivaci con la popolazione in patria, so¬
prattutto tramite l Università popolare di Trieste, ma non instaurò rap¬
porti ufficiali con il governo italiano. Per le istituzioni ufficiali italiane
la questione della tutela era ancora una questione interna della Jugosla¬
via, in quanto la minoranza aveva deciso spontaneamente di rimanere
a vivere nel paese socialista. Contemporaneamente le autorità jugoslave
capirono che la condizione non uniforme della minoranza italiana co¬
minciò ad essere sfruttata come argomento che andava a giustificare la
mancata adozione della legge di tutela per gli sloveni in Italia.
Dopo il
1974
a livello normativo la minoranza italiana in
Slovenia
(ma anche quella ungherese) figurava indubbiamente tra quelle più tu¬
telate in Europa. Nonostante ciò era minacciata dalla assimilazione e si
stava confondendo dentro la popolazione di maggioranza. La comunità
che viene vista come un enclave circondata da una cintura di sicurezza,
può riformarsi soltanto nel caso in cui vengano soddisfatte alcune con¬
dizioni e soprattutto con la conservazione di un numero sufficiente di
appartenenti alla minoranza e con la loro concentrazione sul territorio.
La minoranza italiana in
Slovenia
non
poté
ottenere queste condizioni.
La tutela delle lingue minoritarie
nella Repubblica di Croazia sulla
base della carta europea delle
lingue regionali
о
minoritarie
Vesna Crnić - Grotić
Dal
1998
la Croazia ha aderito alla Carta europea delle lingue regio¬
nali
о
minoritarie, il trattato del Consiglio d Europa che prevede pure
un controllo internazionale della sua attuazione. Un comitato di esperti
ne verifica l applicazione e presenta un rapporto al Comitato dei mini¬
stri, accompagnato da raccomandazioni e osservazioni che il Comitato
stesso può suggerire ai Paesi contraenti per migliorare l attuazione degli
impegni assunti.
335
Osimska
meja
La Croazia ha scelto sette lingue minoritarie da tutelare in base alla
Parte III della Carta: serbo, italiano, ungherese, ceco, slovacco, ucraino
e ruteno. Ha sfruttato però anche la possibilità di escludere dalla por¬
tata giuridica della Carta le cosiddette »lingue non territoriali«, quelle
cioè che sono parlate tradizionalmente sul territorio nazionale, ma non
in un area ben definita. In questo modo ha di fatto escluso la maggior
parte delle lingue usate dalle altre quindici minoranze. La Croazia si
trova al termine del secondo ciclo di controllo, nel corso del quale si
verifica se la cornice giuridica e le misure attuative sono sufficienti a
considerare assolti gli impegni previsti dalla Carta.
Obiettivo del presente lavoro è illustrare la situazione relativa alla
tutela delle lingue minoritarie nella Repubblica di Croazia e la valu-
tazione effettuata dal comitato di esperti, indicare
і
principali risultati
raggiunti e le manchevolezze in questo campo.
La tutela legale delle minoranze
etniche e gli impegni
internazionali della Repubblica
di
Slovenia
Vera
Klopčič
L articolo contiene una breve descrizione dell assetto costituzionale
e giuridico della tutela dei diritti umani e dei diritti delle minoranze
etniche in
Slovenia.
Nella descrizione dell assetto costituzionale e giuri¬
dico della tutela dei diritti umani e dei diritti delle minoranze etniche
in
Slovenia,
l autrice descrive le caratteristiche principali della gestione
giuridica e dell applicazione dei diritti delle minoranze nella Repubblica
di
Slovenia in
quei campi in cui sono previste misure speciali anche in
base alla Convenzione quadro del Consiglio d Europa per la tutela delle
minoranze etniche: l utilizzo della lingua delle comunità di minoranza,
lo studio della propria lingua da parte delle stesse comunità, la cultura
e
і
media e il processo decisionale congiunto delle comunità etniche.
Nella Repubblica di
Slovenia
la tutela dei diritti degli appartenenti alle
comunità etniche viene garantita su due livelli, attraverso la tutela dei
diritti individuali dei singoli cittadini che appartengono alla minoranza
e attraverso la garanzia di diritti speciali concessi alla comunità
mino¬
ritaria.
La tutela dei diritti speciali è fondata sul principio territoriale
336
Povzetki
/Riassunti
/Abstracts
e sulla popolazione autoctona della comunità italiana, ungherese e dei
Rom
nelle varie zone in
Slovenia.
Le caratteristiche culturali, storiche e
altre caratteristiche dell identità delle comunità minoritarie in
Slovenia
sono incluse nel
curriculum
della scuola dell obbligo su tutto il terri¬
torio sloveno, nell ambito delle materie scolastiche obbligatorie, della
conoscenza della natura e della società, della geografia e della storia.
La Costituzione della Repubblica di
Slovenia
definisce
і
contenuti e
il livello di tutela, dichiara che lo Stato protegge e garantisce
і
dirit¬
ti della minoranza etnica italiana e ungherese; la situazione e
і
diritti
dei
Rom
che vivono in
Slovenia
sono invece definiti secondo legge. La
legislazione che regola le elezioni garantisce agli appartenenti della mi¬
noranza italiana e ungherese di essere rappresentati a tutti
і
livelli del
processo decisionale, dai Consigli Comunali alla Camera dei Deputati
della Repubblica di
Slovenia.
Le decisioni e le leggi che si riferiscono
esclusivamente ai diritti speciali di entrambe le minoranze non possono
essere accolte senza l accordo dei rappresentanti delle minoranze.
I
de¬
creti volti a migliorare la situazione della comunità
Rom si
riferiscono,
da un punto di vista giuridico, alla tutela dei diritti alla conservazione
dell identità e ad altri diritti delle minoranze, seguendo l esempio di tu¬
tela di entrambe le minoranze autoctone in
Slovenia.
La seconda parte,
più pragmatica, presenta vari decreti di politica sociale e di strategie di
zona.
I
mezzi finanziari per la realizzazione di questi diritti devono es¬
sere garantiti dalla società in generale. In
Slovenia
si tratta di un obbligo
costituzionale della Repubblica di
Slovenia.
Accanto alla presentazione
di alcune questioni aperte nel campo della futura gestione giuridica
della tutela delle minoranze in
Slovenia,
l autrice presenta anche un
procedimento della Corte costituzionale della Repubblica di
Slovenia.
Il confronto della tutela dei diritti delle minoranze nella Repubblica di
Slovenia
con gli standard internazionali fa riferimento ad alcune Con¬
venzioni quadro del Consiglio d Europa per la tutela dei diritti delle
minoranze che riflette lo standard comune della tutela delle minoranze
nell UE Nei procedimenti di controllo internazionale sull attuazione
degli obblighi assunti dalla Repubblica di
Slovenia,
le organizzazioni
internazionali hanno avanzato la questione di una gestione equa, ov¬
vero della necessità di non discriminare gli appartenenti alle diverse
comunità minoritarie.
337
Osimska
meja
II trattato di Osimo e le reazioni
in Italia
Borut Klabjan
Dalla prima guerra mondiale in poi fino alla definizione del confi¬
ne a Rapallo, la questione della divisione tra la Jugoslavia e l Italia fu
spesso un punto controverso nei rapporti tra
і
due paesi. Trenta anni
dopo la fine della seconda guerra mondiale, dieci anni dopo la firma del
Memorandum di Londra con la conseguente divisione del Territorio
Libero di Trieste, e a seguito di una serie di cambiamenti a livello po¬
litico e diplomatico, arrivò il momento di risolvere definitivamente la
questione del confine anche in questo territorio, come era già stato fatto
altrove in Europa.
Verso la metà di settembre del
1975
il quotidiano romano
//
Gior¬
nale d Italia pubblicò la notizia che l Italia e la Jugoslavia si stavano
accordando sulla divisione definitiva tra
і
due paesi. Nei giorni seguenti
la notizia suscitò un grande interesse soprattutto a Trieste e nelle altre
zone confinarie. Nonostante il fatto che dall anno
1954
il confine tra
і
due paesi fosse in teoria ormai definitivo, in verità la situazione non era
stata ancora risolta. Alcune cerehie, legate per la maggior parte ai partiti
di destra, sfruttarono la questione a loro beneficio, soprattutto a scopo
elettorale. Così la questione del Trattato di Osimo, sottoscritti dalle
parti poco più di un mese più tardi, si protrasse di oltre un decennio. Il
fatto risulta evidente dal successivo
monopolio
politico della Lista per
Trieste e dalla pressione italiana esercitata sulla
Slovenia
al momento
della sua proclamazione di indipendenza.
In quanto ci sono poche ricerche eseguite sul Trattato di Osimo e
la maggior parte di queste si limita ad analizzare gli aspetti giuridici
del problema, si deve fare riferimento alla stampa del tempo per capire
quale fu la reazione italiana alla firma dei trattati. La stampa italiana
nazionale seguiva la linea governativa che allora godeva del sostegno
della grande maggioranza dei partiti politici. Il ministro degli esteri
Rumor e il presidente del governo Moro si impegnarono per la totale
normalizzazione dei rapporti con la vicina Jugoslavia. Sia la Democrazia
Cristiana che
і
socialisti e
і
comunisti, con altri partiti minori di centro,
sostenevano questo avvicinamento. Per questo motivo la maggioranza
dei giornali italiani giudicò positivamente gli avvenimenti di Osimo.
Il Piccolo di Trieste dedicò grande attenzione alla questione delle
trattative tra
і
due paesi e seguì giornalmente lo sviluppo degli avve-
338
Povzetki
I
Riassunti
I Abstracts
nimenti.
Con il suo direttore Chino Alessi a capo del giornale, il quo¬
tidiano assunse una posizione chiara fin dall inizio, una posizione che
contrastava con l accordo secondo cui l Italia avrebbe dovuto rinunciare
formalmente
e definitivamente alla zona
В
dell ex TLT. Anche il piano
di costruzione di una zona industriale libera sul Carso, vicino a Sezana,
fece scoppiare non poche discussioni. Dopo la firma dei trattati nella
cittadina di Osimo vicino ad Ancona e per
і
due anni successivi, II Pic¬
colo, con le sue rubriche dedicate ai lettori, diventò il giornale di tutti
coloro che non erano d accordo con il contenuto dei trattati. Dall altra
parte il settimanale triestino II Meridiano dava spazio a chi giudicava
positivamente gli accordi raggiunti
о
a chi non li rifiutava unilateral¬
mente.
Le polemiche legate al Trattato di Osimo continuarono anche nei
mesi successivi e influirono significativamente sulla vita politica di
Trieste. La stampa nazionale italiana seguiva
і
contrasti triestini e ne
prendeva nota. Ogni qualvolta
і
rapporti con la vicina Jugoslavia diven¬
tavano più tesi,
о
più tardi, quando ci furono tensioni con la
Slovenia,
Trieste e il suo entroterra istriano figuravano sulle prime pagine della
stampa nazionale italiana.
Echi e conseguenze tra gli sloveni
in Italia dopo la firma del trattato
di Osimo
GORAZD
BAJO
Sul territorio in cui si incontrano italiani e sloveni, il Trattato di
Osimo, firmato il
10
novembre
1975,
rappresentava l ultimo atto del¬
la seconda guerra mondiale e della lunga lotta del dopoguerra per il
confine tra la
Slovenia/Jugoslavia
e Italia. La firma del trattato fu un
grande avvenimento anche per gli appartenenti alla minoranza slovena
in Italia (nelle province di Trieste, Gorizia e Udine) che pero dovettero
affrontare una nuova ondata di rancore e rifiuto da parte delle cerehie
a loro contrarie.
, . .
u vj
Alla fine di settembre del
1975
si apprese la notizia che
1
Jugoslavia sarebbero arrivate a un accordo. Sui giornali e nelle
mam
festazioni di piazza cominciò subito una campagna biliosa di a une
h h hiaramente il
toto f^jZľ
festazioni di piazza cominciò subit p
cerehie italiane che esternavano chiaramente il
toto fjZ
riguardo a una divisione definitiva tra
і
due
рае«;
la soluzione del
339
Osimska
meja
blema
era per loro vergognosa, un azione vile e umiliante. Tra gli sloveni
si stava intanto facendo strada un certo ottimismo. Da questa azione
gli sloveni che vivevano in Italia si aspettavano per lo più una soluzione
al problema della minoranza, come era già stato scritto nel
1954
nel
Memorandum di Londra che però non fu ratificato dall Italia e quindi
le disposizioni riguardo alla tutela della minoranza rimasero sulla car¬
ta. La soluzione definitiva della questione del confine sarebbe risultata
anche come un miglioramento dei rapporti tra Italia e Jugoslavia, il che
a sua volta avrebbe influenzato positivamente sui rapporti della popola¬
zione di maggioranza nei confronti della minoranza.
La stampa slovena seguì e accolse con grandi speranze la firma del
trattato. Furono avanzate determinate riserve (nelle cerehie liberali e
cattoliche) riguardo alla questione della tutela e alla possibilità di espro¬
priare la terra slovena (per realizzare il piano della zona libera sul Car¬
so), in generale però la lettura delle pubblicazioni del tempo ci sugge¬
risce un quadro positivo della situazione, fatto confermato anche dalle
memorie e dai sciiti di alcuni protagonisti di quel periodo.
La firma del Trattato di Osimo fu però anche un grande terremoto
politico a Trieste. La reazione di alcune influenti cerehie triestine spaz¬
zò via le speranze di avere rapporti migliori tra gli sloveni che popolano
questo territorio e gli italiani; dopo un decennale consolidamento della
logica di centro-sinistra nella gestione di Trieste, nella quale
і
politici
sloveni poterono apportare il loro contributo, la ruota della storia si fer¬
mò e cominciò addirittura a girare nel verso contrario per ben
15
anni,
dopo la fondazione e lo sviluppo della Lista per Trieste. Appena nel
1993,
con l elezione di Riccardo
Illy
a sindaco del Comune di Trieste, si
è potuta spezzare la tradizione politica delle cosiddette cerehie triestine
nazional-liberal-irredentiste. Il nuovo sindaco, che fu eletto con l aiu¬
to della grande maggioranza di voti sloveni, e che fu riconfermato nel
1997,
si presentò con una politica di apertura e di coesistenza di culture
diverse su questo territorio. Le conseguenze del terremoto provocato dal
Trattato di Osimo e di una generale propensione negativa nei confronti
della minoranza slovena però non furono completamente rimosse: l at¬
tuazione della tutela degli sloveni in Italia, definita dalla legge
38/2001
rimane infatti sostanzialmente a un punto morto.
340
|
adam_txt |
Kazalo
Predgovor
/9
JOŽE PlRJEVEC
Pot v
Osimo
/15
Anton Vratuša
Sodelovanje narodnoosvobodilnega gibanja Slovenije
in
severne
Italije
v
II.
svetovni vojni
ter
Osimski sporazumi
/ 25
Alberto Buvoli
Partigiani
italiani e partigiani sloveni al confine orientale:
rapporti e problemi
/ 33
Janko Pleterski
Osimo
v
zgodovinski
perspektivi soseščine Italijanov
in Slovencev
/ 45
Božo
Repe
Od
Versäjske
konference do
Osimskih sporazumov:
vloga slovenskih
politikov in diplomatov
pri določanju
meja /
53
Carla
Meneguzzi Rostagni
La distensione italiana negli anni settanta
/ 61
Vladimir-Duro Degan
Pravni domašaj načela
uti possidetis
glede kopnenih i morskih
razgraničenja u
regionu
s
obzirom na granice prema
Osimskom ugovoru iz
1975.
godine
/ 75
Luigi Vittorio
Ferraris
II metodo del trattato di Osimo
/ 93
VlLJENKA
ŠkORJANEC
Priprave na osimska pogajanja
/ 109
Giorgio Conetti
II trattato di Osimo e la condizione delle minoranze nei rapporti
tra Italia e
Slovenia
/ 129
Nevenka Troha
Osimo in
manjšine
/ 137
Vesna Crnić-Grotić
Zaštita manjinskih jezika u Republici Hrvatskoj prema
europskoj povelji
о
manjinskim i regionalnim jezicima
/ 151
Vera Klopčič
Pravno varstvo narodnih manjšin
in mednarodne
obveznosti
Republike Slovenije
/159
Borut Klabjan
Osimski sporazumi
in odmevi v
Italiji
/ 173
Gorazd Bajc
Odmevi
in posledice
podpisa Osimskih sporazumov med
Slovenci
v
Italiji
/ 187
Piero
Purini
Una conseguenza degli accordi di Osimo: la nascita della
Lista per Trieste
/195
Sandi
Volk
Odziv ezulskih organizacij
in krogov
na Osimski sporazum
/ 209
Deborah Rogoznica
Zgodovinski vpogled
v premoženjsko vprašanje
cone
В
STO v povezavi
z Osimskimisporazumi
/ 231
Marko Kosin
Sukcesija Osimskih sporazumov
in
zapleti
v
slovensko
-
kalijanskih odnosih
/ 241
Stefano
Lusa
I
tentativi di revisione e la successione degli accordi di Osimo
/251
Marjan Vogrin
Uresničitev
dolgoletnih
želja
-
samostojna škofija
/ 265
Jože
Šušmelj
Uresničevanje Osimskih sporzumov na Goriškem
/ 273
Viri in
literatura
/ 293
Povzetki
/Riassunti
/Abstracts /
323
Avtorji
/ 351
Imensko
in
krajevno kazalo
/ 353
7
Povzetki
/
Riassunti
/
Abstracts
Verso Osimo
JOŽE PmjEVEC
II Trattato di Osimo, firmato il
10
novembre
1975,
è uno dei pri¬
mi risultati dell' »effetto Helsinki« descritto da
Daniel
С.
Thomas
nel
suo libro dedicato alla conferenza internazionale nella capitale finlan¬
dese e alle sue conseguenze. Si tratta del-1'atto finale della definizione
dei confini in Europa e contemporaneamente del punto di partenza per
un nuovo capitolo nei rapporti tra
Slovenia
e Italia. Lo scopo del mio
articolo è delineare le tappe principali che segnarono il lungo processo di
livellamento delle divergenze nei rapporti tra
і
due paesi adriatici, diver¬
genze che maturarono durante ben due guerre mondiali e sotto due re¬
gimi
totalitari.
Vorrei soffermarmi sul trattato di pace di Parigi del
1947,
sul Memorandum di Londra del
1954
e sull'accordo di Udine dell'anno
successivo. La maggior parte delle mie riflessioni saranno dedicate al pe¬
riodo della visita del presidente Giuseppe Saragat in Jugoslavia nel
1969
e alla sottoscrizione del Trattato di Osimo, in quanto la situazione di
questo periodo risulta particolarmente interessante. Alla fine degli anni
Sessanta il Presidente della Repubblica Italiana fece visita al maresciallo
Tito
e in questo modo sottolineò l'elevato livello a cui giunsero
і
rapporti
323
Osimska
meja
tra i
due paesi. In quel momento sembrò possibile che si arrivasse a una
soluzione della questione del confine fra le zone A e
В
dell'ex Territorio
Libero di Trieste senza grandi difficoltà. Ben presto fu chiaro che la si¬
tuazione era più complessa, infatti in Italia prevalevano le forze che con¬
trastavano un possibile tracciato definitivo del confine, atteggiamento
questo che raffreddò sensibilmente
і
rapporti tra
і
due paesi. Tutto ciò
accadeva proprio in un periodo in cui sulla scena europea e mondiale si
stavano sviluppando grandi movimenti che spingevano verso un atte¬
nuamento della tensione tra
і
due blocchi contrapposti e verso il disgelo
delle secolari tensioni nazionali. Vorrei ricordare in questo contesto la
»Ostpolitik« del cancelliere tedesco "Willy
Brandt
e lo sviluppo delle di¬
scussioni sulla conferenza che avrebbe dovuto rafforzare la sicurezza sul
continente europeo e la collaborazione tra
і
suoi paesi.
In questo periodo di disgelo la guerra fredda, che almeno a livello
verbale e diplomatico si era nuovamente manifestata tra Roma e Belgra¬
do, e ancora di più tra Trieste e
Lubiana,
era un anacronismo da elimi¬
nare a favore dell'intero spazio europeo. Il fatto che le élite politiche dei
due paesi, sostenuti da grandi potenze e dal Vaticano, siano riuscite già
nel
1975
a sottolineare il valore degli accordi di Helsinki con la firma
del Trattato di Osimo, va visto come un capolavoro diplomatico e come
un grande contributo all'appianamento delle divergenze che contribuì
tra l'altro allo sviluppo della Primavera slovena.
La collaborazione del movimento
di liberazione sloveno e dell'Italia
settentrionale nella IL guerra
mondiale e il trattato di Osimo
Anton Vratuša
Nel suo articolo l'autore discute del contenuto e dei risultati della
collaborazione del movimento di liberazione della
Slovenia
e dell'Italia
settentrionale a livello militare, politico e culturale, soprattutto nel pe¬
riodo che va dalla primavera del
1943
fino all'autunno del
1944.
L'auto¬
re afferma che la collaborazione degli antifascisti sloveni e italiani nella
lotta congiunta contro loccupatore razzista tedesco e contro il fascismo
italiano è uno dei fattori chiave che posero le basi per la sottoscrizione
dei Trattati di Osimo nel
1975,
che rappresentano la conferma della
definitiva divisione tra
Slovenia/Jugoslavia
e Italia, e quindi la base du-
324
Povzetki
I
Riassunti
I Abstracts
ratura
di una convivenza di buon vicinato e di collaborazione fra popoli
limitrofi, per garantire la pace e la sicurezza a tutti.
Osimo nella prospettiva storica
di vicinato tra italiani e sloveni
Janko Pleterski
La conferma bilaterale di Osimo riguardo all'intero confine statale
tra Italia e Jugoslavia, oggi
Slovenia, in
base ai trattati internazionali
precedentemente siglati, fu un passo verso l'unificazione dell'Europa, fu
un'azione che nel frattempo si inserì stabilmente nella costruzione del¬
l'Unione Europea. Con eccezione per la zona di Trieste, si tratta di un
confine definito con il trattato di pace del
1947.
Ma
і
trattati di Osimo
del
1975
per il vicinato tra italiani e sloveni, insieme ai successori odier¬
ni, significano uno sviluppo tangibile dell'egemonia di alcuni principi
fondamentalmente diversi per la regolamentazione di rapporti di pace
tra popoli e stati, completamente diversi da quelli che vigevano in Euro¬
pa cento anni or sono. Si tratta di capire che il confine orientale dell'Ita¬
lia oggi non è semplicemente un cardine necessario per aprire la porta
verso Est, ma si tratta di una linea che confina con lo spazio del popolo
sloveno e con lo Stato sloveno, bisogna capire anche che
і
metodi impe¬
riali del patto di Londra sono ormai sorpassati, che si tratta di questioni
di rapporti tra vicini, di paesi indipendenti anche su esempio dell'Italia
che dovrebbe richiamare l'idea democratica del proprio Risorgimento
sulla frammentarietà etnica dell'Italia unificata e confinante con
і
po¬
poli a est. Il rispetto dei trattati di Osimo permette oggi all'Italia e alla
Slovenia,
ma anche a tutti
і
gruppi etnici sul confine, di sviluppare la
linea di confine quale punto di incontro tra popoli europei.
Dalla conferenza di
Versailles
al trattato di Osimo: il ruolo dei
politici e dei diplomatici sloveni
nella definizione dei confini
Božo
Repe
I
periodi della diplomazia possono essere definiti come »frammen¬
tati« prima della prima guerra mondiale, »sottomessi« dopo la fine della
325
Osimska
meja
prima guerra mondiale, »parzialmente indipendenti« dopo la seconda
guerra mondiale (e poi nuovamente dopo le elezioni del
1990)
e »in¬
dipendenti« dall'indipendenza in poi. Il contributo dei politici e diplo¬
matici sloveni nella soluzione della questione del confine fu diverso nei
veri periodi, con la parte maggiore concentrata dopo la seconda guerra
mondiale; ad ogni modo la questione del confine con
і
vicini a nord,
ovest ed est fu risolta in un modo
о
nell'altro. L'unica questione rimasta
irrisolta è quella del confine con la Croazia. Potremmo dire ironicamen¬
te che la »diplomazia« slovena »frammentaria« all'inizio del ventesimo
secolo si impegnò affinchè la Croazia non la abbandonasse, ovvero che
non la isolasse dai suoi programmi politici. Le conseguenze iniziali fu¬
rono forti: poco più di cent'anni più tardi, poco prima dell'acquisizione
dell'indipendenza nel
1991,
esistevano seri progetti per creare uno stato
confederale. L'idea di un futuro in comune venne accantonata dopo
che entrambi
і
paesi divennero indipendenti. Quindici anni dopo la
dichiarazione di indipendenza e quattordici anni dopo aver ricevuto
il riconoscimento internazionale, la diplomazia indipendente slovena,
secondo gli indici esterni (la
membership
recente nel Consiglio di Sicu¬
rezza dell'ONU, l'attuale presidenza dell'OSCE e la futura presidenza
dell'Unione Europea) da una parte sta vivendo
і
suoi momenti da pro¬
tagonista, dall'altra parte si trova nuovamente in una situazione intrica¬
ta con la Croazia e, così come la diplomazia »frammentaria« del passato,
dipende largamente dalle reazioni croate e dalla situazione interna della
Croazia stessa. Con la differenza che allora si impegnò per giungere
all'unificazione, oggi sta tendendo di più alla divisione.
Popuščanje
napetosti
v
Italiji v
sedemdesetih letih
Carla Meneguzzi Rostagni
Najnovejše studije
о
popuščanju napetosti
so usmerjene v osvetljeva-
nje vprašanja, kako
so
evropske dežele
ob
koncu šestdesetih let, skupaj
z
velesilami delile zamisel
o tem,
da bi hladna vojna morala biti vodena
politično
in
ne vojaško,
vendar
pa
so
si države,
vsaka zase,
konkretno
zastavljale drugačne cilje, ki
so
jih
vzpodbujali ali pogojevali različni
konteksti.
V
zahodni Evropi je
Francija,
na
primer, po
Degaullovem
in post-
degaullovem obdobju popuščanje napetosti osredotočila na odnose
z
326
Povzetki
I
Riassunti
I Abstracts
ZSSR
in
vzhodno Evropo, Nemčija se
je usmerila na proces tako ime¬
novane
Ostpolitik,
ki
ga je vpeljal
Willy Brandt, medtem
ko se je
Velika
Britanija prilagodila skeptičnemu ameriškemu staliŠču. Tuđi
v
srednje-
vzhodni Evropi
so
se stališča
in
pričakovanja razlikovala od države do
države.
Italija je bila, vse od svojega profiliranja, sobivanju naklonjena iz
plemenitih, pa tuđi praktičnih razlogov. Dovolj bo,
če
spomnimo na
skromen
angažmá
pri stroških za vojsko
in za
obrambo italijanskega
proračuna ali na obseg trgovske izmenjave
z vzhodom.
Popuščanje je
predstavljaju priložnost za uveljavitev mednarodno vidne vloge izven
sence velesil
in
je bilo tuđi najprimernejša
izbiră
glede na notranjepo-
litično situacijo
z namenom
ohranjanja ravnovesja med težnjami štirih
strank levosredinske koalicije, med katerimi
so
bili tuđi demokristijani
in
socialisti.
Glede percepcije
in
italijanske diplomatske aktivnosti
v obdobju
popuščanja
napetosti, je slednja osredotočena predvsem na osebnosti
Pietra
Nennija (minister
za zunanje zadeve, ki je funkcijo opravljal
ne¬
kaj
mesecev med leti
1968
in
1969)
in
Alda Mora
(minister
za zunanje
zadeve od
leta
1969
do
1972
in nato od
1973
do
1974).
Čepravsta imela
skorajda
enake cilje, sta se
viziji
politikov nanášali na dru-gačno vlogo,
ki
naj bi
jo
Italija
imela pri
razvoju svetovnega sistema, obenem pa
sta
oba politika
uporabljala tuđi drugačne metode.
Za
oblikovanje prve hipoteze
o
¡talijanski zunanji politiki
v času
popuščanja napetosti, se mi je, poleg izhodišč, ki
so mi
jih
ponudili
nekateri prispevki, zdelo nujno dodati analizo
dokumentov o
zunanji
politiki iz takratnega obdobja, ki
so del
gradiva iz Arhiva Moro,
ki sem
ga lahko konsultirala
v
Osrednjem državnem arhivu
v
Rimu.
Konsultacija teh gradiv je omogočila osvetlitev ostroumnosti določe-
nih
analiz
in
širino zastavljenih ciljev italijanske diplomacije na splošno,
predvsem pa
v
času Helsinškega procesa,
Če
je Nennijev ideološki pri-
stop dajal
zagon,
paje
Morová
previdna diplomacija postopnih korakov,
ki je bila bolj pozorna na ravnovesja
in na
izogobanje sporom, vodila
pogajanja. Naklonjena nastanku embrionalnega političnega evropskega
prostora,
s
ciljem počasnega omejevanja nadzora velesil nad vplivnimi
območji, je
poskúšala
voziti
v ozkem
prostoru med sovjetskimi zahteva-
mi, legitimizacijo
obstoja razdeljene
Evrope, ameriškim skepticizmom.
Italijanski napor je
bil
usmerjen
v
konkretiziranje sovjetskega predloga,
pri čemer je po eni strani vztrajal pri vpeljevanju kulturne izmenjave
in
mobilnosti oseb, po drugi pa pri pogajanjih
o vzájemném
in urav-
327
Osimska
meja
novešenem zmanjševanju
sil,
pri čemer bi istočasno zagotovili
vamost
Evrope
in
zaščitili italijanske nacionalne interese
v
Sredozemlju.
Ob
nacrt izjemno širokega zamaha se uvrščajo
iniciativě, izhajajoče
iz situacij
v
soseščini Italije, kakršna je rešitev spora
o mejah z
Jugo-
slavijo, ki je
trajai
od konca druge svetovne vojne,
in ki
naj bi
postala
model političnega sporazumevanja med državama
z različno
družbeno-
politično strukturo.
La portata giuridica del principio
uti
possidetis circa la delimitazione
dei confini terrestri e marittimi
nell'area, alla luce dei confini
basati sul trattato di Osimo del
1975
Vladimir-Duro Degan
II presente lavoro è concepito come una specie di dialogo tra passato
e presente alla luce delle regole del diritto internazionale; un ottimo
spunto è rappresentato dalle celebrazioni del 30-esimo anniversario del
Trattato di Osimo. Se
і
politici dei nostri stati avessero preso in consi¬
derazione le opinioni di esperti di diritto internazionale competenti e
indipendenti, molti dei problemi sorti in seguito si sarebbero risolti nel
rispetto degli interessi giuridicamente tutelati di tutte le parti in causa.
Dapprima viene sottolineata la differenza tra
і
concetti di »delimita¬
zione« (definizione) di un confine e della sua »demarcazione« sul terri¬
torio, in attuazione dell'accordo definitivo sui confini.
È presentata inoltre una rassegna delle aspirazioni territoriali dello
stato italiano nell'Adriatico orientale nel corso del ventesimo secolo. Il
valore del Trattato di Osimo del
1975
consiste però nel fatto che, al
momento della dissoluzione dell'ex Jugoslavia, l'Italia ha rispettato tutti
і
confini esistenti. Non è accaduto altrettanto nelle relazioni tra alcuni
dei Paesi successori dell'ex Jugoslavia. Sono illustrate pure le aspirazioni
della leadership serba intese a creare una »Grande
Serbia«,
che hanno
provocato il crollo definitivo della Jugoslavia, nonché le intenzioni delle
leadership serba e croata di spartirsi la
Bosnia
ed Erzegovina.
Resta aperta la delicata questione della definizione e demarcazione
della frontiera tra Croazia e
Slovenia.
Nessuna delle due parti chiede
la modifica dei confini esistenti, intemazionalmente riconosciuti. Sa-
328
Povzetki
I
Riassunti
I Abstracts
rebbe
una richiesta ingiustificata, visto che l'attuale confine è anche
un confine etnico. Nella delimitazione del mare il principio giuridico
fondamentale è che »la terraferma domina il mare«, ovvero la terrafer-
ma da allo stato costiero il diritto alle acque adiacenti. In questo senso
gli spazi marittimo e aereo sono accessori rispetto allo spazio terrestre e
non possono essere ceduti separatamente a un altro stato.
Quando tutti gli stati costieri dell'Adriatico diventeranno Paesi mem¬
bri dell'Unione europea e quando tutti gli stati che ne hanno il diritto
proclameranno la propria zona economica, tutti questi spazi (escluse le
rispettive acque territoriali) diventeranno zona di pesca comune del¬
l'Unione europea, sottoposta ai regolamenti della Commissione UÈ.
In queste acque avranno diritto di pesca
і
pescatori sloveni, così come
quelli croati, e tutti gli altri dei Paesi membri dell'Unione.
Metode
Osimskih sporazumov
Luigi Vittorio
Ferraris
Osimske sporazume iz leta
1975
je potrebno interpretirati
v duhu
popuščanja napetosti, ki ga je
uzákonilo
zaključno dejanje
v Helsinkih.
Med pogajanji
Konference
о
vamosti
in
sodelovanju
v
Evropi
(CSCE)
1972-1975
so
italijansko-jugoslovanski odnosi brez zadržkov upošte-
valo nedotakljivost
meja
in
izpostavilo pomen zašči-te manjšin.
S
tem
Sporazumom se je zaključil bilateralni spor
in
je bila
nakazana pot
re-
gionalnega sodelovanja, ki je
za Italijo pomenilo del italijanske Ostpo¬
litik,
kar
dokazuje tuđi pentagonala,
in nato SEP, pri
čemer
se je le
posodobila tradicija nezaupanja. Sicer pa se Sporazumu,
s katerim
se je
italijanska odpoved Istri spremenila
v
nepovratno (šio je za dokaj
bole¬
co
odpoved)
in
je bila dokončno postavljena itali-jansko-jugoslovanska
meja,
javno mnenje ni upiralo,
in to
celo po
neverjetni manifestaciji
nacionalne pripadnosti leta
1953.
Kljub temu, je potrebno poudariti pomanjkanje razumevanja proce¬
sa, ki je
v
Jugoslaviji od leta
1991
sprožal secesije. Pripišemo ga lahko
pomanjkanju politične senzibilnosti italijanske diplomacije
v
Beogradu
in
nepopolne analize
v
Italiji
o notranjih
napetostih Jugoslavije. Na-
sprotno, italijanska diplomacija je takrat izražala očitno naklonjenost
Srbiji,
z
namenom ohranjanja stabilnosti za vsako
ceno,
ki je koristila
italijanskim interesom. Po letu
1991,
pa določena stališča po ponovnem
pregledu Sporazuma nišo na noben način izkazovala drugacne itali-
329
Osimska
meja
janské
zunanje
politike. Nasprotno, prav zahvaljujoč se Osimu, kljub
nekaterim neprimernim potezam, je italijanska politika na
Balkanu na-
meravala delovati
s stališča
regionalnega
vidika, zato da bi zagotovila
razumevanje
in
stabilnost med različnimi
novimi državami.
Sicer
pa bi morale
podobno umsko odprtost
pokazati tuđi nove dr¬
žave
jugovzhodne
Evrope.
Preteklosti, ki je zagotovo bila
kontroverzná,
vpletene
strani
ne
smejo
pozabiti,
vendar
pa je tuđi ne smejo imeti za
talca
sterilnih
polemik z
interpretacijami,
ki
ne ustrezajo stvarnosti.
Osimo ni niti maščevanje nad Italijo, niti italijanska odpoved nečemu,
saj
odgovarja potrebi po ustvarjanju skupne jadranske politike.
I
preparativi al trattato di Osimo
VlLJENKA
ŠkORJANEC
L'analisi del materiale d'archivio ha dimostrato lo scopo dei prepara¬
tivi ai negoziati che si conclusero con l'accettazione della delega italiana
e permisero l'inizio delle trattative per l'accordo di Osimo.
Dopo il Memorandum d'Intesa di Londra del
1954
la parte italiana
si appellò all'aspetto giuridico dell'accordo, affermando che la situazio¬
ne della zona
В
del TLT fosse solo temporanea e tentò di ritardare la so¬
luzione definitiva della questione del confine. Pretendeva alcune piccole
correzioni lungo il confine già definito secondo il trattato di pace di Pa¬
rigi. Gli avvenimenti in Cecoslovacchia e l'avanzata età del presidente
Tito
contribuirono alla decisione del governo italiano di dover risolvere
le questioni rimaste aperte con la Jugoslavia. Nel
1968
il Ministro ita¬
liano degli Esteri Medici propose un pacchetto diviso in diciotto punti
che prevedeva la modifica della linea di demarcazione del confine dopo
il Memorandum di Londra che doveva quindi diventare confine di sta¬
to con un tracciato ben definito e che fu accettato come piattaforma per
le trattative durante l'incontro dei ministri Medici e
Minie
nel marzo
del
1973
a
Dubrovnik.
Appare evidente il salto di qualità nei rapporti
fra
і
due stati e nel processo di negoziato sulla via verso il trattato di
Osimo. La parte italiana, dopo pluriennali temporeggiamenti, accettò
che a
Dubrovnik
al posto dei precedenti esperti fossero selezionati due
delegati che avevano il compito di preparare la proposta dell'accordo
definitivo; contemporaneamente furono stabilite delle scadenze concre¬
te aftinché l'Italia onorasse
і
suoi impegni. Parallelamente al canale di¬
plomatico ufficiale,
і
ministri previdero a quattr'occhi anche un canale
330
Povzetki
/
Riassunti
I Abstracts
particolare per le trattative segrete dei delegati politici, come possibilità
di continuazione dei negoziati, nel caso in cui
і
negoziati diplomatici
non fossero giunti a buon punto.
I
vertici politici italiani, soprattutto il
partito dei
DC,
volle servirsi del secondo canale per stabilire un dialogo
diretto in parallelo ai rapporti di stato, diretti dalla diplomazia. Questa
iniziativa italiana per
і
negoziati al di fuori delle cornici istituziona¬
li, con cui
і
due paesi riuscirono a estromettere
і
loro Ministeri degli
Esteri, si è dimostrata essere l'unica possibilità concreta per giungere
a un accordo. Le trattative diplomatiche si conclusero senza successo
nel
1973.
Il secondo canale non fu attivato in questo periodo, dopo
la sua fondazione si giunse a un periodo di stallo. Dopo alcune acute
critiche diplomatiche e dopo il discorso del presidente
Tito a Sarajevo,
Andreotti si schierò pubblicamente a Udine nel maggio del
1974,
pale¬
sando l'intenzione dell'Italia di giungere a un accordo con la Jugoslavia.
I
vertici del partito della
DC,
nello spirito dell'imminente Conferenza
sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa
(CSCE)
a Helsinki e del
principio della definizione dei confini nazionali, furono dell'opinione
che la questione irrisolta del confine danneggiasse la politica italiana
globale. Dopo la correzione della delega italiana, nel luglio
1974,
e a
seguito dell'arrivo della delegazione italiana nel castello di Strmol, la
parte jugoslava accettò definitivamente la sua iniziativa di negoziati tra
delegati politici. Così si conclusero
і
preparativi per
і
negoziati che eb¬
bero fine con la sottoscrizione del trattato di Osimo.
Osimski sporazumi
in
položaj
manjšin v
odnosih med Italijo
in
Slovenijo
Giorgio Conetti
Osimski sporazum iz leta
1975
utrjuje
in priznáva
suverenost Italije
in
Jugoslavije nad
conama A in B,
na kateri je bilo razdeljeno
Svobodno
tržaško ozemlje (STO)
in ki
sta
po Londonskem memorandumu iz leta
1954
pripadli
pod upravo teh dveh
držav.
Osimski sporazum je izrecno
razveljavljal določbe Memoranduma
in z
njimi je prenehal veljati tuđi
Posebni statut, priložen Londonskemu memorandumu,
Ы
se je
naná¬
šal
na položaj pripadnikov italijanske
in jugoslovanske
etnične skupine,
živečih na tem ozemlju. Razveljavitev Memoranduma je utemeljevalo
dejstvo,
da vsled
popolné
vključitve
obeh
con
v
pristojnost
držav,
zdaj
ш
331
Osimska
meja
bilo več vprašanje, kako zagotoviti
enakopravnost in nediskriminacijo
med mešanim prebivalstvom tega ozemlja, ampak kako zaščititi pravice
manjšin, ki
sta
se oblikovali med prebivalstvi
obeh
držav,
in
jih umestiti
v ustrezne
pravne okvire.
Kljub
tej
odločitvi
pa
je
8.
člen
sporazuma
obvezoval obe pogod-
benici,
da
v
okviru svojega notranjega
prava zagotovita
pripadnikom
manjšin
enako
raven varstva, kot
ga je določal Posebni statut, ki se je ta¬
ko iz mednarodnega zavezujočega akta spremenil
v dejanski referenční
parameter
dolžnosti vzdrževanja manjšin. Ta opomnik, ki je
v
italijan-
ski pravni red vključil, pa čeprav zgolj
kot
napotilo, spoštovanje ravni
zaščite manjšine, je znotraj slovenske manjšine predstavljal zakonodajni
problem zagotovitve enakopravnega položaja, ki ga je
8.
člen
določal za
nekdanje ozemlje STO, ne pa tuđi za ostalo območje, ki ga je manjšina
tradicionalno poseljevala. Problem je
bil řešen
sele leta
2002
s
spreje-
tjem Zakona
о
zaščiti slovenske jezikovne manjšine, ki se sicer še
vedno
ne izvaja
v
celoti. Znotraj italijanskega pravnega reda se je istočasno
pojavil tuđi problem učinkovitosti napotila na Posebni statut, urejenega
z
8.
členom,
ki
je imel
po mnenju Ustavnega sodišča
moč
zagotoviti
vsaj
minimalno zaščito slovenski manjšini, navkljub manjkajoči zakonodaji
na tem področju.
Kar
zadeva Slovenijo
in
Hrvaško, je Osimski sporazum tuđi po osa-
mosvojitvi
v odnosih z Italijo ostal v veljavi. Ker
se napotilo
8.
člena
na Posebni statut
nanáša
na celotno
italijansko skupnost v
Sloveniji,
v njej težav z
diferencirano
zaščito
ni bilo,
pač
pa so
le-te prisotne na
Hrvaškem, kjer italijanska manjšina poseljuje večja območja,
kot jih
je
obsegalo STO. K
rešitvi te situacije
je pripomogel dvostranski italijan-
sko-hrvaški sporazum iz leta
1996
о
zaščiti manjšin, ki določa postopno
širjenje zaščitnih
regulatív, izhajajočih
iz Posebnega statuta, na celotno
italijansko skupnost, ki živi na Hrvaškem.
Na koncu
naj
spomnimo še, da sprejeta Okvirna evropska konven¬
cija za varstvo narodnih manjšin iz leta
1995
nudi dodatna zagotovila,
čeprav
navaja
samo glavne dolžnosti
držav
pogodbenic, ne vsebuje pa
pravil
za njihovo neposredno izpolnjevanje,
saj naj
bi
jih
pogodbenice
uresničevale
vsaka s svojimi ukrepi in s precejšnjo
diskrecijo glede na
razmere na lokalni ravni.
332
Povzetki
I
Riassunti
I Abstracts
Osimo
e le minoranze
Nevenka Troha
Negli anni Sessanta e all'inizio degli anni Settanta del secolo scor¬
so, la situazione della comunità slovena in Italia cominciò a migliorare
grazie ad alcuni cambiamenti delle condizioni a livello statale e locale.
Furono fondate diverse istituzioni importanti, furono adottate svariate
leggi che innalzarono il livello di tutela, contemporaneamente la co¬
munità slovena riuscì ad ottenere una certa unità di azione. Allo stesso
tempo anche la
Slovenia,
e in
minor
misura la Croazia, innalzarono
il livello di tutela delle loro minoranze italiane, dopo l'adozione della
costituzione federale e statale del
1963.
I
negoziatori jugoslavi condizionarono continuamente l'adozione del
Trattato di Osimo con l'adozione delle norme sulla tutela delle mino¬
ranze, il che fu interpretato dalla parte italiana come un tentativo della
Jugoslavia di poter intervenire nelle questioni italiane di politica inter¬
na. Le minoranze furono definite nell'introduzione all'accordo comune
sul confine e nell'articolo
б
in cui entrambe le parti si impegnarono
a rispettare la tutela allora definita anche prima dell'attuazione vera e
propria. Gli sloveni a Trieste quindi non erano più tutelati dall'accordo
internazionale, vale a dire lo Statuto speciale in allegato al Memoran¬
dum d'intesa dell'ottobre
1954,
ma il lato positivo fu che queste norme
si riferivano alla tutela generale dell'intera minoranza. Il livello di tutela
della minoranza slovena e di quella italiana era fino a quel momento
diverso all'interno dei diversi paesi. Venne deciso inoltre che ognuno
dei paesi firmatari avrebbe adottato la tutela della minoranza autono¬
mamente, l'obbligo ad attuarla però non rappresentava un onere inter¬
nazionale dei due paesi.
La sinistra slovena in Italia pensava che il Trattato di Osimo sarebbe
stato adottato dalla regione Friuli-Venezia Giulia e che le forze fasciste,
nemiche della Jugoslavia, non avrebbero conquistato l'opinione pubbli¬
ca nemmeno a Trieste. Il prestigio della Jugoslavia non schierata doveva
essere anche l'eredità principale per la realizzazione della tutela della
minoranza. Il carattere definitivo del confine avrebbe dovuto consentire
anche la collaborazione senza sospetti che qualcuno potesse es-sere uno
strumento dell'irredentismo se per caso intratteneva rapporti culturali
о
di altro genere con la sua popolazione di appartenenza etnica. Gli
accordi dovevano aprire anche nuove opportunità per una maggiore
attività commerciale della minoranza slovena.
333
Osimska
meja
Queste aspettative ottimiste però non si realizzarono. L'Italia rispet¬
tò il suo obbligo di provvedere a una tutela globale della minoranza
slovena appena nel
2001,
ma la relativa legge ancora oggi non viene at¬
tuata integralmente. Dopo la ratificazione degli accordi nel parlamento
italiano, il
24
dicembre
1977
fu istituita una Commissione speciale for¬
mata da
25
membri per decidere delle questioni della minoranza slove¬
na nel Friuli-Venezia Giulia. Cinque dei
25
membri della commissione
erano sloveni. La commissione,
і
cui membri italiani affermavano che
gli sloveni del Goriziano sono soltanto una comunità etnica per cui è
necessario cercare altre forme di tutela, terminò la sua attività alla fine
del
1980.
Dopo la sottoscrizione del Trattato di Osimo a Trieste, e in
minor
misura nel resto del Friuli-Venezia Giulia, si venne a formare un ampio
fronte di oppositori alla soluzione definitiva della questione confinaria
e anche delle norme sulla costruzione della zona industriale sul Carso,
contro la quale furono raccolte più di
60.000
firme. Da queste cerehie,
formate da gruppi con interessi diversi, si sviluppò il movimento Lista
per Trieste che con il sostegno dei neofascisti si impose per quindici
anni come forza trainante e impose una politica che contrastava gli
interessi della minoranza e della Jugoslavia. La situazione degli slove¬
ni in Italia peggiorò comunque dopo la firma del Trattato di Osimo.
Preoccupante fu anche il fatto che, a differenza del passato, la Jugoslavia
dall'inizio degli anni Ottanta, quando attraversò una profonda crisi,
cessò di interessarsi della minoranza.
Il Trattato di Osimo non modificò la situazione della minoranza et¬
nica italiana in
Slovenia.
Il livello di tutela in
Slovenia
venne innalzato
a partire dalla costituzione del
1963.
La costituzione jugoslava e slove¬
na, che furono adottate nel
1974,
quindi ancora prima del Trattato di
Osimo, definivano la minoranza (etnica) italiana come parte integran¬
te della comunità della repubblica. Tra l'altro l'italiano era equiparato
allo sloveno nel territorio in cui viveva la minoranza. Fu istituita una
Commissione per le etnie nel Parlamento della Repubblica Socialista
Slovena, in cui venivano rappresentate a pari merito anche le minoranze
etniche. Durante il primo governo fu attivo anche l'Ufficio per
і
gruppi
etnici. Alla quarta assemblea dei consigli comunali erano operative la
Comunità autonome per l'istruzione e la cultura della comunità italia¬
na. Nel
1980
la
Slovenia
adottò nuove leggi sistemiche nel campo del¬
l'educazione e dell'istruzione, che come parte di un processo unitario
trattavano l'educazione e l'istruzione per la comunità italiana in modo
334
Povzetki
I
Riassunti
I Abstracts
equivalente. La situazione era peggiore in Croazia, che aveva tre diversi
sistemi di tutela
-
nel territorio di Buie, dove prima di Osimo era in
vigore uno statuto speciale, nei comuni che furono proclamati bilingui
in cui si applicava la tutela, al di fuori di questi comuni la comunità non
godeva di alcuna tutela.
A differenza del passato, verso la metà degli anni Settanta la mino¬
ranza italiana sviluppò contatti vivaci con la popolazione in patria, so¬
prattutto tramite l'Università popolare di Trieste, ma non instaurò rap¬
porti ufficiali con il governo italiano. Per le istituzioni ufficiali italiane
la questione della tutela era ancora una questione interna della Jugosla¬
via, in quanto la minoranza aveva deciso spontaneamente di rimanere
a vivere nel paese socialista. Contemporaneamente le autorità jugoslave
capirono che la condizione non uniforme della minoranza italiana co¬
minciò ad essere sfruttata come argomento che andava a giustificare la
mancata adozione della legge di tutela per gli sloveni in Italia.
Dopo il
1974
a livello normativo la minoranza italiana in
Slovenia
(ma anche quella ungherese) figurava indubbiamente tra quelle più tu¬
telate in Europa. Nonostante ciò era minacciata dalla assimilazione e si
stava confondendo dentro la popolazione di maggioranza. La comunità
che viene vista come un enclave circondata da una cintura di sicurezza,
può riformarsi soltanto nel caso in cui vengano soddisfatte alcune con¬
dizioni e soprattutto con la conservazione di un numero sufficiente di
appartenenti alla minoranza e con la loro concentrazione sul territorio.
La minoranza italiana in
Slovenia
non
poté
ottenere queste condizioni.
La tutela delle lingue minoritarie
nella Repubblica di Croazia sulla
base della carta europea delle
lingue regionali
о
minoritarie
Vesna Crnić - Grotić
Dal
1998
la Croazia ha aderito alla Carta europea delle lingue regio¬
nali
о
minoritarie, il trattato del Consiglio d'Europa che prevede pure
un controllo internazionale della sua attuazione. Un comitato di esperti
ne verifica l'applicazione e presenta un rapporto al Comitato dei mini¬
stri, accompagnato da raccomandazioni e osservazioni che il Comitato
stesso può suggerire ai Paesi contraenti per migliorare l'attuazione degli
impegni assunti.
335
Osimska
meja
La Croazia ha scelto sette lingue minoritarie da tutelare in base alla
Parte III della Carta: serbo, italiano, ungherese, ceco, slovacco, ucraino
e ruteno. Ha sfruttato però anche la possibilità di escludere dalla por¬
tata giuridica della Carta le cosiddette »lingue non territoriali«, quelle
cioè che sono parlate tradizionalmente sul territorio nazionale, ma non
in un'area ben definita. In questo modo ha di fatto escluso la maggior
parte delle lingue usate dalle altre quindici minoranze. La Croazia si
trova al termine del secondo ciclo di controllo, nel corso del quale si
verifica se la cornice giuridica e le misure attuative sono sufficienti a
considerare assolti gli impegni previsti dalla Carta.
Obiettivo del presente lavoro è illustrare la situazione relativa alla
tutela delle lingue minoritarie nella Repubblica di Croazia e la valu-
tazione effettuata dal comitato di esperti, indicare
і
principali risultati
raggiunti e le manchevolezze in questo campo.
La tutela legale delle minoranze
etniche e gli impegni
internazionali della Repubblica
di
Slovenia
Vera
Klopčič
L'articolo contiene una breve descrizione dell'assetto costituzionale
e giuridico della tutela dei diritti umani e dei diritti delle minoranze
etniche in
Slovenia.
Nella descrizione dell'assetto costituzionale e giuri¬
dico della tutela dei diritti umani e dei diritti delle minoranze etniche
in
Slovenia,
l'autrice descrive le caratteristiche principali della gestione
giuridica e dell'applicazione dei diritti delle minoranze nella Repubblica
di
Slovenia in
quei campi in cui sono previste misure speciali anche in
base alla Convenzione quadro del Consiglio d'Europa per la tutela delle
minoranze etniche: l'utilizzo della lingua delle comunità di minoranza,
lo studio della propria lingua da parte delle stesse comunità, la cultura
e
і
media e il processo decisionale congiunto delle comunità etniche.
Nella Repubblica di
Slovenia
la tutela dei diritti degli appartenenti alle
comunità etniche viene garantita su due livelli, attraverso la tutela dei
diritti individuali dei singoli cittadini che appartengono alla minoranza
e attraverso la garanzia di diritti speciali concessi alla comunità
mino¬
ritaria.
La tutela dei diritti speciali è fondata sul principio territoriale
336
Povzetki
/Riassunti
/Abstracts
e sulla popolazione autoctona della comunità italiana, ungherese e dei
Rom
nelle varie zone in
Slovenia.
Le caratteristiche culturali, storiche e
altre caratteristiche dell'identità delle comunità minoritarie in
Slovenia
sono incluse nel
curriculum
della scuola dell'obbligo su tutto il terri¬
torio sloveno, nell'ambito delle materie scolastiche obbligatorie, della
conoscenza della natura e della società, della geografia e della storia.
La Costituzione della Repubblica di
Slovenia
definisce
і
contenuti e
il livello di tutela, dichiara che lo Stato protegge e garantisce
і
dirit¬
ti della minoranza etnica italiana e ungherese; la situazione e
і
diritti
dei
Rom
che vivono in
Slovenia
sono invece definiti secondo legge. La
legislazione che regola le elezioni garantisce agli appartenenti della mi¬
noranza italiana e ungherese di essere rappresentati a tutti
і
livelli del
processo decisionale, dai Consigli Comunali alla Camera dei Deputati
della Repubblica di
Slovenia.
Le decisioni e le leggi che si riferiscono
esclusivamente ai diritti speciali di entrambe le minoranze non possono
essere accolte senza l'accordo dei rappresentanti delle minoranze.
I
de¬
creti volti a migliorare la situazione della comunità
Rom si
riferiscono,
da un punto di vista giuridico, alla tutela dei diritti alla conservazione
dell'identità e ad altri diritti delle minoranze, seguendo l'esempio di tu¬
tela di entrambe le minoranze autoctone in
Slovenia.
La seconda parte,
più pragmatica, presenta vari decreti di politica sociale e di strategie di
zona.
I
mezzi finanziari per la realizzazione di questi diritti devono es¬
sere garantiti dalla società in generale. In
Slovenia
si tratta di un obbligo
costituzionale della Repubblica di
Slovenia.
Accanto alla presentazione
di alcune questioni aperte nel campo della futura gestione giuridica
della tutela delle minoranze in
Slovenia,
l'autrice presenta anche un
procedimento della Corte costituzionale della Repubblica di
Slovenia.
Il confronto della tutela dei diritti delle minoranze nella Repubblica di
Slovenia
con gli standard internazionali fa riferimento ad alcune Con¬
venzioni quadro del Consiglio d'Europa per la tutela dei diritti delle
minoranze che riflette lo standard comune della tutela delle minoranze
nell'UE Nei procedimenti di controllo internazionale sull attuazione
degli obblighi assunti dalla Repubblica di
Slovenia,
le organizzazioni
internazionali hanno avanzato la questione di una gestione equa, ov¬
vero della necessità di non discriminare gli appartenenti alle diverse
comunità minoritarie.
337
Osimska
meja
II trattato di Osimo e le reazioni
in Italia
Borut Klabjan
Dalla prima guerra mondiale in poi fino alla definizione del confi¬
ne a Rapallo, la questione della divisione tra la Jugoslavia e l'Italia fu
spesso un punto controverso nei rapporti tra
і
due paesi. Trenta anni
dopo la fine della seconda guerra mondiale, dieci anni dopo la firma del
Memorandum di Londra con la conseguente divisione del Territorio
Libero di Trieste, e a seguito di una serie di cambiamenti a livello po¬
litico e diplomatico, arrivò il momento di risolvere definitivamente la
questione del confine anche in questo territorio, come era già stato fatto
altrove in Europa.
Verso la metà di settembre del
1975
il quotidiano romano
//
Gior¬
nale d'Italia pubblicò la notizia che l'Italia e la Jugoslavia si stavano
accordando sulla divisione definitiva tra
і
due paesi. Nei giorni seguenti
la notizia suscitò un grande interesse soprattutto a Trieste e nelle altre
zone confinarie. Nonostante il fatto che dall'anno
1954
il confine tra
і
due paesi fosse in teoria ormai definitivo, in verità la situazione non era
stata ancora risolta. Alcune cerehie, legate per la maggior parte ai partiti
di destra, sfruttarono la questione a loro beneficio, soprattutto a scopo
elettorale. Così la questione del Trattato di Osimo, sottoscritti dalle
parti poco più di un mese più tardi, si protrasse di oltre un decennio. Il
fatto risulta evidente dal successivo
monopolio
politico della Lista per
Trieste e dalla pressione italiana esercitata sulla
Slovenia
al momento
della sua proclamazione di indipendenza.
In quanto ci sono poche ricerche eseguite sul Trattato di Osimo e
la maggior parte di queste si limita ad analizzare gli aspetti giuridici
del problema, si deve fare riferimento alla stampa del tempo per capire
quale fu la reazione italiana alla firma dei trattati. La stampa italiana
nazionale seguiva la linea governativa che allora godeva del sostegno
della grande maggioranza dei partiti politici. Il ministro degli esteri
Rumor e il presidente del governo Moro si impegnarono per la totale
normalizzazione dei rapporti con la vicina Jugoslavia. Sia la Democrazia
Cristiana che
і
socialisti e
і
comunisti, con altri partiti minori di centro,
sostenevano questo avvicinamento. Per questo motivo la maggioranza
dei giornali italiani giudicò positivamente gli avvenimenti di Osimo.
Il Piccolo di Trieste dedicò grande attenzione alla questione delle
trattative tra
і
due paesi e seguì giornalmente lo sviluppo degli avve-
338
Povzetki
I
Riassunti
I Abstracts
nimenti.
Con il suo direttore Chino Alessi a capo del giornale, il quo¬
tidiano assunse una posizione chiara fin dall'inizio, una posizione che
contrastava con l'accordo secondo cui l'Italia avrebbe dovuto rinunciare
formalmente
e definitivamente alla zona
В
dell'ex TLT. Anche il piano
di costruzione di una zona industriale libera sul Carso, vicino a Sezana,
fece scoppiare non poche discussioni. Dopo la firma dei trattati nella
cittadina di Osimo vicino ad Ancona e per
і
due anni successivi, II Pic¬
colo, con le sue rubriche dedicate ai lettori, diventò il giornale di tutti
coloro che non erano d'accordo con il contenuto dei trattati. Dall'altra
parte il settimanale triestino II Meridiano dava spazio a chi giudicava
positivamente gli accordi raggiunti
о
a chi non li rifiutava unilateral¬
mente.
Le polemiche legate al Trattato di Osimo continuarono anche nei
mesi successivi e influirono significativamente sulla vita politica di
Trieste. La stampa nazionale italiana seguiva
і
contrasti triestini e ne
prendeva nota. Ogni qualvolta
і
rapporti con la vicina Jugoslavia diven¬
tavano più tesi,
о
più tardi, quando ci furono tensioni con la
Slovenia,
Trieste e il suo entroterra istriano figuravano sulle prime pagine della
stampa nazionale italiana.
Echi e conseguenze tra gli sloveni
in Italia dopo la firma del trattato
di Osimo
GORAZD
BAJO
Sul territorio in cui si incontrano italiani e sloveni, il Trattato di
Osimo, firmato il
10
novembre
1975,
rappresentava l'ultimo atto del¬
la seconda guerra mondiale e della lunga lotta del dopoguerra per il
confine tra la
Slovenia/Jugoslavia
e Italia. La firma del trattato fu un
grande avvenimento anche per gli appartenenti alla minoranza slovena
in Italia (nelle province di Trieste, Gorizia e Udine) che pero dovettero
affrontare una nuova ondata di rancore e rifiuto da parte delle cerehie
a loro contrarie.
, . .
u vj
Alla fine di settembre del
1975
si apprese la notizia che
1
Jugoslavia sarebbero arrivate a un accordo. Sui giornali e nelle
mam
festazioni di piazza cominciò subito una campagna biliosa di a une
h h hiaramente il
toto f^jZľ
festazioni di piazza cominciò subit p
cerehie italiane che esternavano chiaramente il
toto fjZ
riguardo a una divisione definitiva tra
і
due
рае«;
la soluzione del
339
Osimska
meja
blema
era per loro vergognosa, un'azione vile e umiliante. Tra gli sloveni
si stava intanto facendo strada un certo ottimismo. Da questa azione
gli sloveni che vivevano in Italia si aspettavano per lo più una soluzione
al problema della minoranza, come era già stato scritto nel
1954
nel
Memorandum di Londra che però non fu ratificato dall'Italia e quindi
le disposizioni riguardo alla tutela della minoranza rimasero sulla car¬
ta. La soluzione definitiva della questione del confine sarebbe risultata
anche come un miglioramento dei rapporti tra Italia e Jugoslavia, il che
a sua volta avrebbe influenzato positivamente sui rapporti della popola¬
zione di maggioranza nei confronti della minoranza.
La stampa slovena seguì e accolse con grandi speranze la firma del
trattato. Furono avanzate determinate riserve (nelle cerehie liberali e
cattoliche) riguardo alla questione della tutela e alla possibilità di espro¬
priare la terra slovena (per realizzare il piano della zona libera sul Car¬
so), in generale però la lettura delle pubblicazioni del tempo ci sugge¬
risce un quadro positivo della situazione, fatto confermato anche dalle
memorie e dai sciiti di alcuni protagonisti di quel periodo.
La firma del Trattato di Osimo fu però anche un grande terremoto
politico a Trieste. La reazione di alcune influenti cerehie triestine spaz¬
zò via le speranze di avere rapporti migliori tra gli sloveni che popolano
questo territorio e gli italiani; dopo un decennale consolidamento della
logica di centro-sinistra nella gestione di Trieste, nella quale
і
politici
sloveni poterono apportare il loro contributo, la ruota della storia si fer¬
mò e cominciò addirittura a girare nel verso contrario per ben
15
anni,
dopo la fondazione e lo sviluppo della Lista per Trieste. Appena nel
1993,
con l'elezione di Riccardo
Illy
a sindaco del Comune di Trieste, si
è potuta spezzare la tradizione politica delle cosiddette cerehie triestine
nazional-liberal-irredentiste. Il nuovo sindaco, che fu eletto con l'aiu¬
to della grande maggioranza di voti sloveni, e che fu riconfermato nel
1997,
si presentò con una politica di apertura e di coesistenza di culture
diverse su questo territorio. Le conseguenze del terremoto provocato dal
Trattato di Osimo e di una generale propensione negativa nei confronti
della minoranza slovena però non furono completamente rimosse: l'at¬
tuazione della tutela degli sloveni in Italia, definita dalla legge
38/2001
rimane infatti sostanzialmente a un punto morto.
340 |
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spelling | Osimska meja jugoslovansko-italijanska pogajanja in razmejitev leta 1975 zbrali in uredili: Jože Pirjevec ... Koper Založba Annales 2006 368 S. Ill., Kt. txt rdacontent n rdamedia nc rdacarrier Knjižnica Annales Majora Beitr. teilw. slowen., teilw. ital., teilw. kroat. - Zsfassung in slowen., ital. und engl. Sprache Vertrag von Osimo (DE-588)7577696-0 gnd rswk-swf (DE-588)4143413-4 Aufsatzsammlung gnd-content Vertrag von Osimo (DE-588)7577696-0 u DE-604 Pirjevec, Jože 1940- Sonstige (DE-588)136264476 oth Digitalisierung BSBMuenchen application/pdf http://bvbr.bib-bvb.de:8991/F?func=service&doc_library=BVB01&local_base=BVB01&doc_number=015676546&sequence=000003&line_number=0001&func_code=DB_RECORDS&service_type=MEDIA Inhaltsverzeichnis Digitalisierung BSB Muenchen application/pdf http://bvbr.bib-bvb.de:8991/F?func=service&doc_library=BVB01&local_base=BVB01&doc_number=015676546&sequence=000004&line_number=0002&func_code=DB_RECORDS&service_type=MEDIA Abstract |
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