La Califfa: romanzo
Gespeichert in:
1. Verfasser: | |
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Format: | Buch |
Sprache: | Italian |
Veröffentlicht: |
Milano
Mondadori
1997
|
Schriftenreihe: | I libri di Alberto Bevilacqua
|
Online-Zugang: | Klappentext |
Beschreibung: | 274 S. |
ISBN: | 8804425288 |
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adam_text | La Califfo uscì nel
Alberto Bevilacqua e primo suo grande suc¬
cesso internazionale (fu tradotto in quindici
paesi), al punto da diventare quasi il simbo¬
lo, l opera emblematica dello scrittore par¬
migiano. La notorietà fu amplificata dal
film, girato nel
e interpretato da un indimenticabile Romy
Schneider.
Romanzo centrale negli anni Sessanta, e
per la limpida riuscita letteraria e perché te¬
stimoniava, attraverso alcuni grandi prota¬
gonisti, splendori e miserie di quel miracolo
economico in provincia che avrebbe ispirato
la migliore narrativa e il miglior cinema del¬
l epoca.
L incipit Si fa presto a dire: quella è una
slandra, una donna da rifiuti. sarebbe di¬
ventato celebre. È a partire da questo inizio
che Franco Antonicelli scrisse: La Califfa
è una slandra . Questi due titoli, nel ro¬
manzo, si riecheggiano a vicenda. Dunque,
una capitana .
Eccola altre volte, donna fatta, sicura di sé,
del suo bel corpo, spavalda, là nel quartiere
di ricchi dove penetra dal suo quartiere di
poveri: un ponte da attraversare... E slan¬
dra? È quello stesso aggettivo landra , che
nella frecciata che andava a ferire anche Ga-
spara Stampa, la cortigiana poetessa del Cin¬
quecento, faceva rima con il nome della
compagna sua, Cassandra. Cioè donna di li¬
beri costumi. Libera, ma franca, istintiva, ri¬
belle, incapace di compromessi, generosa,
dunque sana di fondo e, a suo modo, inno¬
cente. La necessità l ha fatta slandra , lei
come altre povere ragazze.
ne vanno a cercare la loro rovinosa fortuna,
un legame resta tuttavia tra quelle e il popo¬
lo da cui sono partite.
La Califfa dunque, bellissima di giovinezza,
passa il ponte e diventa l amante del potente
della città, il maggiore industriale, una sorta
di Mastro Don Gesualdo venuto su a forza
di ambizione: un amante senza servilità
nella cui schiettezza, nel cui affetto il vecchio
industriale ritrova una voglia nuova, diver¬
sa, di vita e la sua stessa libertà. Contro que¬
sta relazione si armano tutti
dini, ma sarà solo la morte improvvisa a
stroncarla.
E la Califfa torna dov era nata, nel suo quar¬
tiere d Oltretorrente, sola, ma volta ad affetti
materni. La Califfa come una lontana ban¬
diera, un immagine simbolo. Per la Califfa,
nonostante tutto, è una vittoria se, entrata
nella cittadella della sua resa, è riuscita a in¬
serirvi, attraverso il cuore del suo amante,
un desiderio di verità, di vitalità redentrice,
di comprensione umana.
Una storia raccontata a due voci: dalla stessa
Califfa e dal suo romanziere; ma senza di¬
stinzione di toni, e con il solo alternarsi di
tempi verbali presenti e imperfetti. Bevilac¬
qua poeta non ha scritto un semplice roman¬
zo, ma un poema, così liricamente teso è il
suo ritmo narrativo, e così fantasticata e ac¬
carezzata come in un ideale canta ,
genda, è la sua eroina.
Pubblicato appena ventenne da Leonardo
Sciascia (i racconti La polvere sull erba), Alber¬
to Bevilacqua ottenne il primo riconoscimen¬
to internazionale con il romanzo La Califfa
(1964).
mio Campiello
mio Strega
misterioso, Umana avventura, Una scandalosa
giovinezza, La festa parmigiana, II Curioso delle
donne, La Donna delle Meraviglie, La Grande
Già, II gioco delle passioni,
(Premio Bancarella
L Eros, Lettera alla madre sulla felicità e Anima
aiuaufe. Il volume di racconti Una misteriosa
felicità è del
crudeltà, Immagine e somiglianzà (antologia
personale,
Messaggi segreti e Poesie d amore, nella colle¬
zione Miti . Tra
Califfa, Questa specie d amore, Le rose di Danzi-
ca, Bosco d amore (dal Decamerone).
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La Califfo uscì nel
Alberto Bevilacqua e primo suo grande suc¬
cesso internazionale (fu tradotto in quindici
paesi), al punto da diventare quasi il simbo¬
lo, l'opera emblematica dello scrittore par¬
migiano. La notorietà fu amplificata dal
film, girato nel
e interpretato da un'indimenticabile Romy
Schneider.
Romanzo "centrale" negli anni Sessanta, e
per la limpida riuscita letteraria e perché te¬
stimoniava, attraverso alcuni grandi prota¬
gonisti, splendori e miserie di quel miracolo
economico in provincia che avrebbe ispirato
la migliore narrativa e il miglior cinema del¬
l'epoca.
L'incipit "Si fa presto a dire: quella è una
slandra, una donna da rifiuti." sarebbe di¬
ventato celebre. È a partire da questo inizio
che Franco Antonicelli scrisse: "La Califfa
è una "slandra". Questi due titoli, nel ro¬
manzo, si riecheggiano a vicenda. Dunque,
una "capitana".
Eccola altre volte, donna fatta, sicura di sé,
del suo bel corpo, spavalda, là nel quartiere
di ricchi dove penetra dal suo quartiere di
poveri: un ponte da attraversare. E slan¬
dra? È quello stesso aggettivo "landra", che
nella frecciata che andava a ferire anche Ga-
spara Stampa, la cortigiana poetessa del Cin¬
quecento, faceva rima con il nome della
compagna sua, Cassandra. Cioè donna di li¬
beri costumi. Libera, ma franca, istintiva, ri¬
belle, incapace di compromessi, generosa,
dunque sana di fondo e, a suo modo, inno¬
cente. La necessità l'ha fatta "slandra", lei
come altre povere ragazze.
ne vanno a cercare la loro rovinosa fortuna,
un legame resta tuttavia tra quelle e il popo¬
lo da cui sono partite.
La Califfa dunque, bellissima di giovinezza,
passa il ponte e diventa l'amante del potente
della città, il maggiore industriale, una sorta
di Mastro Don Gesualdo venuto su a forza
di ambizione: un'amante senza servilità
nella cui schiettezza, nel cui affetto il vecchio
industriale ritrova una voglia nuova, diver¬
sa, di vita e la sua stessa libertà. Contro que¬
sta relazione si armano tutti
dini, ma sarà solo la morte improvvisa a
stroncarla.
E la Califfa torna dov'era nata, nel suo quar¬
tiere d'Oltretorrente, sola, ma volta ad affetti
materni. La Califfa come una lontana ban¬
diera, un'immagine simbolo. Per la Califfa,
nonostante tutto, è una vittoria se, entrata
nella cittadella della sua resa, è riuscita a in¬
serirvi, attraverso il cuore del suo amante,
un desiderio di verità, di vitalità redentrice,
di comprensione umana.
Una storia raccontata a due voci: dalla stessa
Califfa e dal suo romanziere; ma senza di¬
stinzione di toni, e con il solo alternarsi di
tempi verbali presenti e imperfetti. Bevilac¬
qua poeta non ha scritto un semplice roman¬
zo, ma un poema, così liricamente teso è il
suo ritmo narrativo, e così fantasticata e ac¬
carezzata come in un'ideale "canta",
genda, è la sua eroina."
Pubblicato appena ventenne da Leonardo
Sciascia (i racconti La polvere sull'erba), Alber¬
to Bevilacqua ottenne il primo riconoscimen¬
to internazionale con il romanzo La Califfa
(1964).
mio Campiello
mio Strega
misterioso, Umana avventura, Una scandalosa
giovinezza, La festa parmigiana, II Curioso delle
donne, La Donna delle Meraviglie, La Grande
Già, II gioco delle passioni,
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aiuaufe. Il volume di racconti Una misteriosa
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crudeltà, Immagine e somiglianzà (antologia
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Messaggi segreti e Poesie d'amore, nella colle¬
zione "\ Miti". Tra
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