Attorno al carcere: lo spazio pubblico tra storia e progetto
La relazione tra carcere e città è intrinsecamente controversa, perché non solo la funzione detentiva è congenitamente disinteressata a realizzare rapporti con l’intorno, ma perché inoltre tale presenza sembra essere capace di distorcere lo spazio circostante, annientandone le forme d’uso, anche nei...
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2023
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Zusammenfassung: | La relazione tra carcere e città è intrinsecamente controversa, perché non solo la funzione detentiva è congenitamente disinteressata a realizzare rapporti con l’intorno, ma perché inoltre tale presenza sembra essere capace di distorcere lo spazio circostante, annientandone le forme d’uso, anche nei casi in cui la fondazione della fabbrica si colloca in presenza di consolidate o auspicate forme di fruizione collettive. Eppure, anche oggi che le carceri storiche hanno perso i loro significati d’uso originari – tanto più che, inglobate dalla crescita urbana, dominano lo spazio fisico delle città – esse sembrano permanere come monumentali e interrogative anomalie, mantenendo pressocché invariati i loro caratteri di introversione e isolamento che si esercitano, in forma particolarmente efficace e duratura, sugli spazi pubblici posti in stretta prossimità. In tale cornice, il contributo si pone l’obiettivo di costruire un appoggio analitico-interpretativo utile a comprendere le particolari relazioni che regolano il rapporto tra il carcere e gli ambiti che lo contornano, esplorandone ragioni, meccanismi e possibili direzioni per il progetto. L’ipotesi che si sostiene ed esplora è che il carcere storico sia un dispositivo capace di sprigionare i propri effetti distorsivi sullo spazio pubblico ai propri margini, esercitando una potenza generatrice di forme e significati che determinano un singolare carattere di continuità nella discontinuità che si dipana attraverso ambiti contigui ma interrotti: lo spazio peri-carcerario, il muro di cinta e gli spazi aperti pertinenziali interni al carcere. Il contributo muove dall’osservazione dei fenomeni che, genericamente, caratterizzano carcere e città, evidenziandone cagioni storiche, criticità e letture. In seguito, la sequenza degli ambiti di potenziale continuità è analizzata combinando l’approccio fenomenologico con la lettura |
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Eppure, anche oggi che le carceri storiche hanno perso i loro significati d’uso originari – tanto più che, inglobate dalla crescita urbana, dominano lo spazio fisico delle città – esse sembrano permanere come monumentali e interrogative anomalie, mantenendo pressocché invariati i loro caratteri di introversione e isolamento che si esercitano, in forma particolarmente efficace e duratura, sugli spazi pubblici posti in stretta prossimità. In tale cornice, il contributo si pone l’obiettivo di costruire un appoggio analitico-interpretativo utile a comprendere le particolari relazioni che regolano il rapporto tra il carcere e gli ambiti che lo contornano, esplorandone ragioni, meccanismi e possibili direzioni per il progetto. L’ipotesi che si sostiene ed esplora è che il carcere storico sia un dispositivo capace di sprigionare i propri effetti distorsivi sullo spazio pubblico ai propri margini, esercitando una potenza generatrice di forme e significati che determinano un singolare carattere di continuità nella discontinuità che si dipana attraverso ambiti contigui ma interrotti: lo spazio peri-carcerario, il muro di cinta e gli spazi aperti pertinenziali interni al carcere. Il contributo muove dall’osservazione dei fenomeni che, genericamente, caratterizzano carcere e città, evidenziandone cagioni storiche, criticità e letture. 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